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Tridico: “Un errore toglierlo a quelli che non trovano lavoro”

di Edoardo Sirignano -

PASQUALE TRIDICO EX PRESIDENTE INPS


“Il governo sta andando nella giusta direzione”. Non utilizza giri di parole Pasquale Tridico. Il presidente nazionale dell’Inps, a sorpresa, in un’intervista rilasciata ai microfoni di 24 Mattino, rivela come l’idea di rivedere quel reddito di cittadinanza, che fino a ieri ha difeso con le unghie e con i denti, non sia tanto sbagliata.

Le giravolte di Tridico

Non boccia il provvedimento voluto dai pentastellati, ma allo stesso tempo non lo considera più come un qualcosa di insuperabile. Ecco perché, senza badare troppo ai convenevoli, sollecitato dai giornalisti della radio di Confindustria, spiega i vantaggi del Mia per quanto concerne le politiche attive: “Abbiamo tanti inattivi e abbiamo progetti di inclusione, che spesso non vengono svolti da Comuni e centri per l’impiego. Ecco perché ritengo, che in tal senso, può essere un’opportunità”. Sottolinea, poi, come la nuova misura per sostenere le fasce deboli sia obbligatoria perché prevista dall’Ue: “Tutti coloro che stanno al di sotto di una certa soglia – spiega – devono essere garantiti. L’Italia, quindi, dovrà fare i conti con le direttive della Commissione Europea. Se chi perde il lavoro non riesce a trovarlo perde anche il reddito di cittadinanza. Questa mi sembra una grande criticità”.

Il totopoltrone

Qualche malpensante, intanto, ritiene come la scelta del numero uno della partecipata, che si occupa di previdenza, sia dovuta semplicemente alla conservazione di una poltrona. La stessa Meloni, d’altronde, vorrebbe mettere nelle caselle che contano i suoi fedelissimi. Una folgorazione sulla via di Damasco, però, potrebbe far cambiare idea a Giorgia. Tridico, allo stato, è nel listino nero della premier, considerando il passato da fedelissimo pentastellato. Stiamo parlando del braccio destro esterno dei grillini per quanto riguarda l’economia. Detto ciò, un ripensamento sulla bandiera dei gialli potrebbe rimescolare le carte e farlo risalire nelle gerarchie di chi salvare. Ecco perché le cattive lingue hanno già ipotizzato come le sue ultime dichiarazioni siano parte integrante di un piano ben preciso per acquisire la fiducia della nuova maggioranza. Sembra quasi che Tridico si sia sentito con il numero uno dell’Eni Claudio Descalzi. Quest’ultimo, pur di tenere ben stretta la super-sedia del colosso degli idrocarburi, come dimostrano le immagini dei telegiornali, ha scortato la politica romana negli Emirati. Messa a disposizione addirittura l’agenda Mattei.

I possibili cambiamenti

Il messaggio dell’Inps, intanto, non è indifferente neanche a chi sta mettendo mano al testo. Il clima che prevale, allo stato, è quello delle bocche cucite. Stato d’animo confermato dal sottosegretario al Lavoro Claudio Durigon, il quale rivela come il governo “stia ancora lavorando sul reddito di cittadinanza” (votato anche dalla Lega). Detto ciò il suo compagno verde Federico Freni, colui che sta seguendo la questione per il Mef, pur non volendo parlare ai nostri taccuini, durante la trasmissione “Agorà”, spiega come l’intenzione del governo sia creare una sana competizione tra lavoro ed Rdc: “Non si tratta – sottolinea – di una retromarcia”. C’è chi, però, ipotizza che il centrodestra stia prendendo tempo per fare in modo che il nuovo disegno trovi sostegno, anche fuori dallo schema tradizionale della coalizione. A rivendicare il Mia, ad esempio, sono i democratici. Per la capogruppo del Partito Democratico alla Camera Debora Serracchiani “la destra copia anche nel nome le buone pratiche di inclusione sociale varate dai democratici, contro cui anni fa aveva votato. Avevamo introdotto un qualcosa con caratteristiche del tutto analoghe nel 2016 in Friuli”. Dello stesso parere renziani e calendiani, che potrebbero dar man forte alla maggioranza sul tema. Sono stati, sempre, tra i primi a chiedere una revisione del Rdc. In merito alle ultime indiscrezioni giornalistiche, per cui il nuovo strumento potrebbe essere già adottato a partire dal prossimo settembre, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, intanto, fa sapere come si stia adoperando “per portare il provvedimento all’esame del Consiglio dei Ministri”. A rivelarlo una nota proveniente dal dicastero guidato da Marina Calderone:
“Si tratta di una materia che necessita di un approfondito confronto tecnico e che non permette, ad oggi, di considerare un primo draft dell’intervento normativo come valido testo di riferimento per la riforma”.

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