Ambiente

La sfida dell’acqua

di Angelo Vitale -


La ricorrenza cade in un momento particolarmente significativo per il Paese, alle prese con un’emergenza siccità che prefigura già scenari apocalittici per la prossima stazione estiva. Domani si festeggia la Giornata mondiale dell’acqua 2023 (World Water Day), che non a caso come slogan ha: “Accelerare il cambiamento per risolvere la crisi idrica e sanitaria. Un cambiamento nel modo di gestire questa preziosa risorsa mai stato più urgente, per fronteggiare i mutamenti climatici e il tema siccità. Il 2022 è stato dichiarato dalla Società Meteorologica Italiana come l’anno “tra i più estremi mai registrati in termini di caldo e deficit di precipitazioni”, registrando un saldo negativo pluviometrico complessivo del 30%. Secondo i dati dell’Osservatorio Città Clima di Legambiente, i casi di danni dovuti alla siccità sono passati dai 6 del 2021 ai 28 del 2022.

 

In vista della ricorrenza, l’Associazione ambientalista punta sulle città come chiave per leggere una questione nodale per il presente e il futuro del Paese. Il dossier intitolato “Accelerare il cambiamento: la sfida dell’acqua passa dalle città” fotografa il potenziale che avrebbero insieme la raccolta delle acque meteoriche in ambito urbano e il riutilizzo di quelle reflue per l’agricoltura: 22 miliardi di metri cubi di acqua all’anno, corrispondenti a circa 3 volte la capacità contenuta nei 374 grandi invasi in esercizio.

 

Numeri importanti, che spingono il Cigno Verde a chiedere al governo Meloni una strategia idrica nazionale in modo da avviare una nuova governance dell’acqua, che abbia come obiettivo non solo l’accumulo per affrontare i periodi di carenza, ma soprattutto la riduzione della domanda d’acqua e quindi dei prelievi e degli usi in tutti i suoi settori. “Da anni parliamo della necessità di una riforma della gestione della risorsa idrica nel nostro Paese – dichiara Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente – ma oggi più che mai è urgente, visto che, quella che chiamiamo emergenza siccità, è una condizione ormai ordinaria a cui è necessario adattarsi. Il governo Meloni passi dalle parole ai fatti, con una strategia idrica nazionale che preveda interventi di breve, medio e lungo periodo. Oltre alle proposte dedicate all’ambiente urbano che lanciamo oggi, è fondamentale non dimenticare tutte le altre azioni necessarie per tutelare e preservare i corpi idrici: definire un piano di razionamento dell’acqua per agricoltura, usi civili e industriale per una tempestiva riduzione dei prelievi, diffondere e praticare in agricoltura il riutilizzo delle acque reflue depurate – cogliendo al meglio l’occasione del recepimento del regolamento europeo – e ridurre i consumi scegliendo attività agricole meno idroesigenti e rivedendo i sistemi di irrigazione”.

Un cambio d’approccio – quello che chiede l’Associazione – che mette al centro la città come “laboratorio” in cui migliorare concretamente la gestione idrica nel nostro Paese e fronteggiare l’allarme siccità attraverso il “decalogo urbano”: una serie di azioni e strumenti utili ed efficaci da poter replicare in ogni città, e che potrebbero essere realizzati velocemente e con costi, in alcuni casi, del tutto sostenibili. Come dimostrano le best practices (nazionali e internazionali) raccolte nel dossier: dal trattenere l’acqua piovana in eccesso all’incrementare la permeabilità del tessuto urbano, dall’applicare norme edilizie per risparmiare e recuperare l’acqua all’utilizzare l’innovazione tecnologica per intervenire sulla mitigazione e sull’adattamento. Esperienze e soluzioni innovative, molte basate sulla natura (Nature Based Solutions) che, se replicate, darebbero benefici enormi in termini gestione ottimale della risorsa idrica e di significativa riduzione dei prelievi.

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