Economia

Confcommercio sul Def: Urgente la messa a terra del Pnrr

di Angelo Vitale -


Il 2023, solo anno di transizione dalla pandemia verso la ripresa. Confcommercio già guarda al 2024 nell’audizione alla Camera sul Def, nella quale sottolinea di dare più impulso al Pnrr.

“Il Documento di Economia e Finanza per il 2023 – così il segretario generale Luigi Taranto presso le Commissioni Bilancio congiunte del Senato e della Camera – conferma che l’anno in corso – con la previsione di un Pil programmatico in crescita dell’1 per cento – costituisce un momento di transizione tra la brillante fase di reazione post pandemica (quasi +11% nel biennio 2021-2022) e il 2024 come momento di nuovo impulso alla crescita (+1,5%), basato sulla realizzazione del Pnrr dentro il rinnovato quadro di regole europee”.

“Non mancano – ha proseguito Taranto – oggettive difficoltà che vanno affrontate: il rientro lento dell’inflazione e la volatilità dei prezzi di materie prime ed energia, gli esigui spazi fiscali per sostenere la crescita, i ritardi nell’utilizzo dei fondi pubblici nazionali ed europei, l’incertezza presso famiglie e imprese che si riverbera in una particolare ampiezza dell’errore di previsione. E infine il minore impatto del Pnrr sulla crescita a causa di alcune difficoltà nell’attivazione effettiva delle risorse”.

La condividibile prudenza del Documento, per Confcommercio “apre alla prospettiva di risultati migliori del previsto nel prossimo futuro. Ma, a nostro avviso, questa chance è controbilanciata- ha evidenziato Taranto – dalla oggettiva fragilità della congiuntura attuale: la produzione industriale appare debole nel primo bimestre (-0,5 e -0,2% le variazioni congiunturali a gennaio e febbraio) e i consumi rallentano fortemente (-0,2% congiunturale nel primo trimestre 2023 secondo l’Indicatore dei Consumi Confcommercio e -0,9% congiunturale a febbraio per l’indice delle vendite al dettaglio dell’Istat) in conseguenza dell’erosione del potere d’acquisto sia dei redditi correnti sia della ricchezza detenuta in forme non protette dall’inflazione”.

L’associazione ipotizza quindi “un primo quarto dell’anno in corso a crescita zero e una chiusura d’anno con un prodotto lordo in crescita poco al di sotto dell’1%. Per il prossimo anno, poi, il protrarsi di una fase molto lenta di recupero della propensione al consumo limiterebbe la crescita all’1,2%”.

Circva il Pmrr, il suo impatto sul Pil è letto “ridotto rispetto a precedenti stime. Nel successivo biennio 2024-2025, è poi previsto un picco di spesa con valori annuali che supererebbero i 45 miliardi: valori più che ambiziosi per l’attuale macchina amministrativa italiana. Ad essi occorre, peraltro, aggiungere le ingenti risorse derivanti dal Fondo di Sviluppo e Coesione e dai Fondi Strutturali per il settennio 2021-2027”.

Alla fine, “dati sfidanti che meritano la massima attenzione – ha sottolineato Taranto – al fine di riportare su un sentiero virtuoso il percorso di realizzazione del Piano anche alla luce delle correzioni necessarie a causa degli extra-costi emergenti”.

In generale, Confcommercio avverte “l’esigenza che ogni rivisitazione e aggiornamento del Pnrr siano anzitutto finalizzati ad allineare il tasso di crescita potenziale del PIL italiano almeno a quello dell’Eurozona. È il tema noto del cogliere l’occasione di valorizzare riforme ed investimenti per evitare il ritorno agli asfittici tassi di crescita del passato e per la stessa sostenibilità della finanza pubblica”.


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