Attualità

L’Italia dei figli e dei migranti

di Adolfo Spezzaferro -

MATTEO PIANTEDOSI MINISTRO


La maggioranza trova la quadra sul dl Migranti che oggi sarà votato in Senato. Con l’intesa per votare i sub emendamenti al decreto che consentono alla Lega di ritirare alcuni suoi emendamenti che portavano all’abolizione della protezione speciale arriva anche l’accordo con le opposizioni per accelerare l’esame del decreto in Aula a Palazzo Madama e consentire il voto finale entro oggi.
La novità principale riguarda la stretta sui richiedenti protezione internazionale. Il permesso per protezione speciale, così come quello per cure mediche e calamità naturali, non sarà più convertibile in permesso per motivi di lavoro. I richiedenti saranno accolti nei centri di accoglienza governativi e non più nell’ambito del sistema di accoglienza e integrazione (Sai) della rete degli enti locali. Giro di vite inoltre sulle norme di revoca delle misure di accoglienza nei confronti di un richiedente protezione che si è reso responsabile di gravi violazioni delle regole nel centro di accoglienza o di comportamenti violenti.
Sul fronte dell’intesa con l’opposizione spunta l’escamotage procedurale che avrebbe fatto decadere tutti gli emendamenti delle opposizioni, un maxiemendamento-canguro presentato ieri e poi, una volta raggiunto l’accordo, ritirato dalla maggioranza. “Nessun trucco, nessun inganno”, ha detto il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani.
Dal canto suo, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi durante il question time alla Camera, giustifica le nuove misure del decreto Cutro e sostiene che la protezione talvolta potrebbe essere “un espediente per entrare nel nostro Paese”. Peraltro, dati alla mano, l’istituto della protezione non facilita l’integrazione. E solamente il cinque per cento dei permessi rilasciati è stato convertito in permessi di lavoro, spiega il titolare del Viminale.
Le Regioni dal canto loro chiedono un incontro con Piantedosi e con il ministro della Protezione Civile Nello Musumeci, nonché con il commissario per la gestione dell’emergenza migranti, Valerio Valenti. In Conferenza delle Regioni i governatori chiedono all’unanimità un dialogo con Roma sugli aspetti del decreto e i suoi emendamenti.
Di gran lunga più complicato, per il governo italiano, ottenere qualcosa di concreto a livello Ue. La Commissione “sta discutendo con l’Italia di eventuali altre misure di finanziamento di emergenza” per gestire i flussi migratori. Lo dice il commissario Ue al Bilancio Johannes Hahn. “Noi sosteniamo l’Italia: come Unione abbiamo potuto ri ricollocare 950 persone, due terzi delle quali dall’Italia, molte da Lampedusa, grazie al meccanismo di solidarietà volontario creato nel giugno scorso. Vogliamo che i Paesi membri ripartiscano meglio e più rapidamente queste persone. Incoraggiamo i Paesi membri ad accelerare i propri sforzi. Sosteniamo l’Italia con i nostri fondi: l’Italia è il beneficiario principale del denaro per la migrazione. Ha ricevuto quasi due miliardi di euro, dal 2015, dal nostro fondo per l’asilo e la migrazione”.
Intanto l’Europarlamento oggi deciderà se iniziare i negoziati legislativi con il Consiglio sulle proposte di legge sulla gestione dell’asilo e della migrazione e lo status di residente a lungo termine. “Le nostre delegazioni voteranno a favore del mandato negoziale per il trilogo sul pacchetto migrazione. Riteniamo che il testo licenziato dal Parlamento sia ancora fortemente insufficiente a rispondere alla sfida che l’immigrazione incontrollata pone di fronte all’intera Europa. Anche il superamento del Regolamento di Dublino per quanto riguarda l’Italia non dà garanzie adeguate su un effettivo cambio di rotta rispetto allo status quo. Siamo tuttavia fiduciosi”, affermano i capi delegazione del centrodestra al Parlamento Ue, Carlo Fidanza (Fdi-Ecr), Marco Campomenosi (Lega-Id) e Fulvio Martusciello (Fi-Ppe).

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