Il Re è vestito: l’incoronazione di Carlo III
Una Londra blindata e tipicamente uggiosa ha fatto da teatro ieri al gran giorno di Re Carlo III. Un’incoronazione moderna, ma dalle tradizioni antiche che ha tenuto incollati – i londinesi alle transenne e il resto del mondo alla televisione – centinaia di migliaia di persone da ogni continente. Un’incoronazione che rientrerà tra le date importanti della storia e che, in questo 2023 è stata la prima per quasi quattro generazioni. Infatti, prima di Carlo III, l’incoronazione era stata quella di Elisabetta II, il 2 giugno del 1953, esattamente settant’anni prima del Re, che di anni ne ha pochi di più, 74. La cerimonia, ridotta – per tempistiche e dimensioni – ha visto dalla mattina, il re e la regina consorte – che da ieri è diventata “Sua Maestà la Regina” – fare la prima tappa a Buckingham Palace, da dove è partita la processione verso Westminster Abbey luogo dell’incoronazione. Il corteo fino all’Abbazia di Londra è stato circondato da due ali di folla, da grida, da saluti, ma anche bandiere dell’Union Jack e del Commonwealth sventolate da tutti nonostante la pioggia. Pochi minuti prima delle 11, Carlo III e Regina sono arrivato a Westminster dove, a riceverli all’ingresso c’erano i principi di Galles: l’erede al trono William e la moglie Kate, insieme al figlio primogenito George (in foto) e i più piccoli Charlotte e Louis. Attesa finita: il suono delle trombe segna l’ingresso dei reali e l’inizio della cerimonia solenne, guidata e presieduta dal Vescovo di Canterbury Justin Welby. L’officiante e primate della Chiesa Anglicana ha introdotto l’onoranza religiosa con una breve preghiera e ha accompagnato il Re nel suo momento più importante. La prima frase di Carlo III “Sono qui per servire non per essere servito” ha presieduto il momento del cosiddetto riconoscimento del Re, quando Carlo è stato presentato al popolo. Una tradizione che risale all’epoca anglosassone che vede il re, in piedi, accanto alla sedia dell’incoronazione di 700 anni, girarsi verso i quattro lati (che rappresentano i quattro punti cardinali) dell’abbazia e la congregazione rispondere “God Save the King!”. Riconoscimento e, poi, il giuramento: Carlo III con la Bibbia tra le mani, ha pronunciato il suo giuramento: “Io Carlo, professo solennemente e sinceramente alla presenza di Dio, attesto e dichiaro di essere un fedele protestante e che, secondo il vero intento delle leggi che assicurano la successione protestante al trono, sosterrò e mantenere le suddette disposizioni al meglio delle mie forze secondo la legge”. Un momento di massima solennità, che è stato intervallato da due letture durante la liturgia, affidate a due figure chiave – ma anche con caratteristiche di novità. La prima lettura è toccata al primo ministro britannico Rishi Sunak, di origini hindu, e la seconda (per la prima volta) è stata affidata a una vescovo anglicano donna. Gli occhi poi, sono tornati su Carlo, per i momenti più importanti della cerimonia. Dopo la consegna al re degli antichissimi oggetti simboli del potere regale (spade, bracciali, anello, scettro e bastone), Carlo III si è seduto sulla “Coronation Chair”, la sedia dell’incoronazione, per il momento dell’unzione. Questa parte della cerimonia è sacra e per questo il re non è stato mostrato alla folla presente all’interno dell’Abbazia: l’unzione è avvenuta dietro un paravento protetto. Infine, il momento più atteso: l’arcivescovo di Canterbury ha posato la Corona di Sant’Edoardo sulla testa di Carlo III e ha gridato “God Save The King!”, a cui tutto il regno ha risposto sparando a salve dai cannoni e suonando le trombe nell’abbazia. Dopo Carlo III è stata la volta di Camilla, che ha ricevuto la corona della regina Mery, e proclamata Regina. Rito breve, che si è chiuso con il rientro a palazzo dei due sovrani incoronati, che si sono affacciati da Buckingham Palace salutando la folla festante. Alla cerimonia, durata circa due ore, hanno partecipato non solo tutti i reali britannici – anche il principe William, da solo e in terza fila – ma anche tutti i principali rappresentanti di Stati e Istituzioni d’Europa e del mondo. Per l’Italia era presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la figlia Laura. Fra gli ospiti anche il presidente francese Macron, il presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier, nonché due first lady, l’americana Jill Biden e l’ucraina Olena Zelenska e infine i rappresentanti delle istituzioni europee: Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Capi di Stato e reali: erano infatti presenti per Carlo anche Re Felipe VI e Letizia di Spagna, i principi di Monaco, i reali di Giordania Abdallah e Rania, i principi del Giappone Akishino e Kiko, i reali Guglielmo e Maxima d’Olanda, ma anche rappresentanti delle corone di Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio e Grecia. Giornata di festa che ha visto tra bandiere e inni al re anche delle proteste. Già dal mattino un gruppo di antimonarchici (“Republic”) si era radunato a Trafalgar Square, per esprimere la propria idea di contrarietà alla monarchia: tra questi ne sono stati arrestati cinque. Proteste che sono continuate per tutta la mattina, intervallate dallo slogan “Not my King”, ripetuto per ongi inno al Re. Proteste previste, ma che non intaccano una giornata storica. Del resto, una così grande forza emotiva della monarchia non si vedeva da oltre settant’anni.
Torna alle notizie in home