A luglio gli Stati Uniti rientreranno nell’UNESCO
L’agenzia culturale delle Nazioni Unite ha annunciato che gli Stati Uniti intendono ricongiungersi all’UNESCO a partire da luglio di quest’anno. Gli Usa, tra i membri fondatori dell’organizzazione, hanno contribuito in modo determinante al suo bilancio fino al 2011, anno in cui l’organismo ha ammesso la Palestina come stato membro. Ciò ha innescato la fine dei contributi (circa il 22% del budget, ovvero 75 milioni di dollari) ai sensi della legge statunitense. Nel 2017 poi, il presidente Donald Trump è andato oltre annunciando il ritiro dall’UNESCO insieme a Israele, a causa di una certa “parzialità” nei confronti dello Stato ebraico.
A marzo il segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che l’assenza degli Stati Uniti ha permesso alla Cina di scrivere regole sull’intelligenza artificiale. “Credo fermamente che dovremmo rientrare nell’UNESCO perché le cose che stanno accadendo contano davvero. Stanno lavorando su regole, norme e standard per l’intelligenza artificiale. Vogliamo esserci”, ha detto Blinken.
Molti Paesi, dal Perù a Gibuti alla Polonia, hanno salutato con gioia la notizia, mentre altri come la Germania hanno affermato che Washington dovrebbe essere riammessa “il prima possibile”. L’ambasciatore cinese presso l’UNESCO Yang Jin ha detto che Pechino non si opporrà al ritorno degli Stati Uniti, affermando che l’organismo “ha bisogno che ogni Stato si unisca per adempiere alle sue missioni” e che la Cina “è disposta a lavorare con tutti gli Stati membri”. Il piano proposto per ricongiungersi nel 2023 deve ora essere sottoposto alla Conferenza generale degli Stati membri per l’approvazione finale.
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