Esteri

La Svezia indaga sul figlio di Erdogan

di Martina Melli -


Stati Uniti e Svezia stanno esaminando una denuncia secondo cui la Dignita Systems AB, l’affiliata svedese di una società statunitense, si sarebbe impegnata a pagare decine di milioni di dollari in tangenti se il figlio del Presidente turco, Bilal Erdogan, l’avesse aiutata ad assicurarsi una posizione dominante nel mercato del Paese. Il piano proposto, riportato per la prima volta da Reuters, prevedeva che l’amministrazione di Erdogan approvasse regolamenti che avrebbero incrementato le vendite del prodotto Dignita: etilometri da cruscotto che bloccano l’accensione di un veicolo quando il conducente è ubriaco. Dignita, in cambio di 10 anni di esclusività commerciale, si sarebbe dunque impegnata a pagare decine di milioni di dollari in commissioni di lobbying, tramite una società di comodo, a due istituzioni di cui Bilal Erdogan è un membro del consiglio.

Alla fine, però, queste tangenti non sarebbero mai state pagate: la società svedese ha bruscamente abbandonato il progetto alla fine dello scorso anno (così come ha confermato il proprietario statunitense), affermando di aver appreso di “comportamenti potenzialmente preoccupanti” in Turchia. Bilal Erdogan ha risposto che le accuse di collusione con Dignita “sono completamente false”. È una “rete di bugie”, ha aggiunto il suo l’avvocato. 

Dopo aver ricevuto la denuncia ad aprile, il Dipartimento di giustizia degli Stati Uniti e i pubblici ministeri svedesi hanno incaricato rispettivamente un agente speciale e un ispettore investigativo di condurre indagini preliminari (che non possono portare a indagini formali o accuse), e determinare se eventuali disposizioni delle leggi anti-corruzione americane e svedesi potessero essere state violate. Questa vicenda va a incrinare ancora di più le già tese relazioni bilaterali tra Ankara e Stoccolma: la Turchia, infatti, ha impedito alla Svezia di entrare nella Nato, accusandola di dare rifugio a presunti terroristi.


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