Se il “no” al Mes mette d’accordo Salvini e Fassina
STEFANO FASSINA ANNA MARIA BERNINI MATTEO SALVINI
Da destra a sinistra, il Mes unisce e divide. Creando campi e schieramenti a dir poco inediti. L’opposizione al fondo salva Stati unisce Matteo Salvini e Stefano Fassina. La posizione del vicepremier, capo della Lega, è netta. E l’ha ribadita a Rete4 ieri sera, dove ha partecipato alla talk Zona Bianca. Secondo Salvini, il Mes è uno strumento “gestito dall’estero che risponde a interessi stranieri. Potrebbero chiederci di metterci miliardi di euro per salvare una banca tedesca”. Ma non è tutto, perché il vice presidente del consiglio ritiene che il Mes sia “superato, inattuale e pericoloso” e ribadisce che preferirebbe “che il debito italiano sia in mano agli italiani”.
L’opposizione al Mes, da sinistra, arriva nelle parole di Stefano Fassina. L’ex viceministro all’Economia, oggi presidente dell’associazione Patria e Costituzione, ha rilasciato un’intervista, in merito, al quotidiano La Notizia. Fassina, prima di “smontare” la retorica sul Mes accusa frontalmente gli ormai ex compagni di strada: “È deprimente dover ancora una volta constatare il conformismo culturale della sinistra ufficiale. La moneta è variabile politica primaria. Viene invece considerata questione tecnica. La destra fa una critica sacrosanta. Poi, a sinistra, si stupiscono quando si accorgono che gli operai non la votano più”. Stefano Fassina incalza: “È in contraddizione con l’interesse nazionale e, in particolare, con l`interesse del lavoro insistere per la ratifica della revisione del Mes. La ratifica va messa sul tavolo della riscrittura del Patto di Stabilità e Crescita, del completamento dell’Unione bancaria, delle deroghe asimmetriche alla normativa sugli aiuti di Stato, tutte partite per noi a perdere per come sono oggi definite”.
Torna alle notizie in home