Francia vicina allo stato di emergenza: giovane muore da un tetto, nelle strade 45mila poliziotti
La Francia brucia. Dopo la terza notte di disordini – scoppiati in seguito all’omicidio di un adolescente da parte di un agente di polizia in un sobborgo di Parigi – il governo Macron è in mezzo a una bufera. Martedì scorso, a Nanterre, il17enne Nahel, di origine nordafricana, è stato ucciso in auto mentre cercava di scappare dalla polizia. La protesta si è particolarmente infiammata in seguito alla circolazione di un video dell’incidente in cui non emerge alcuna minaccia immediata per i due agenti che hanno fermato il ragazzo. L’ufficiale di polizia che ha sparato il colpo mortale è stato posto in custodia cautelare e i magistrati inquirenti hanno sporto denuncia per omicidio volontario.
Data la difficilissima situazione (auto in fiamme, centinaia di arresti, quasi 80 stazioni di polizia prese di mira in tutto il Paese, bus distrutti, roghi appiccati e negozi saccheggiati) Macron ha lasciato in anticipo il Consiglio europeo per prendere parte a una riunione dell’unità di crisi interministeriale nel tentativo di gestire un clima sociale già ampiamente compromesso da tempo, a causa della impopolarissima riforma delle pensioni. Il primo ministro Élisabeth Borne, dopo aver ammesso l’apparente responsabilità del poliziotto, ha dichiarato che la priorità è riportare l’ordine in tutto il territorio. Tuttavia non è ancora stato proclamato lo stato d’emergenza che concederebbe alle autorità e alle forze dell’ordine poteri speciali.
Mentre l’Onu chiede alla Francia di affrontare “seriamente i gravi problemi di razzismo e discriminazione sociale all’interno delle forze dell’ordine”, Macron sceglie il pugno duro e, dopo aver definito la sommossa “un’inaccettabile strumentalizzazione della morte di un adolescente”, annuncia un maggior dispiegamento di forze dell’ordine nelle strade.
Gli oppositori del governo (di tutto lo spettro politico) hanno attaccato l’amministrazione in carica. La sinistra ha criticato la polizia, accusandola di discriminazione razziale e brutalità, mentre la destra ha rimproverato il governo per la sua incapacità di ristabilire l’ordine. La vicenda di Nahel riaccende la rabbia nei sobborghi del Paese in cui le disuguaglianze sociali sono molto marcate e riporta alla mente le pesanti rivolte del 2005, quando due adolescenti provenienti da periferie a basso reddito, morirono fulminati in una cabina telefonica nel tentativo di sfuggire alla polizia.
AGGIORNAMENTO ORE 21.00
Un giovane è morto oggi dopo essere precipitato la notte scorsa dal tetto di un supermercato, a margine delle violente proteste in Francia per morte di Nahel. Fonti polizia citate da Le Figaro, riferiscono che il ventenne è precipitato dal tetto di un supermercato di Petit-Quevilly, in Normandia “nel quadro di un saccheggio”. Secondo la procura di Rouen, in quel momento non erano in corso sommosse davanti al centro commerciale.
Il ministro francese dell’Interno Gerald Darmanin ha annunciato in televisione che stanotte saranno dispiegati 45mila poliziotti in tutta la Francia, 5mila in più di ieri. Faremo “di tutto” per evitare una nuova notte di violenze, ha detto il ministro, intervenendo in televisione sulle rivolte provocate dalla morte del giovane Nahel.
Darmanin ha parlato di “mezzi eccezionali” con la mobilitazione di unità speciali come i poliziotti del Raid e il gruppo d’intervento della Gendarmeria nazionale.
Sono 917 i rivoltosi fermati dalla polizia in Francia in tre giorni di violenze urbane per la morte del giovane Nahel. Lo ha detto sempre Darmanin in tv , sottolineando che l’età media degli arrestati è di 17 anni. C’è anche “un problema di genitori”, alcuni fermati hanno 13 anni, ha rimarcato. Darmanin ha anche deplorato il pestaggio di due poliziotti di Marsiglia, riconosciuti dai giovani violenti mentre erano in vestiti civili e “picchiati a terra come cani”. “La maggior parte dei ragazzi dei quartieri popolari non ha nulla a che vedere con questi delinquenti”, ha infine sottolineato.
Darmanin non esclude la proclamazione dello stato d’emergenza se proseguiranno le violente proteste per la morte del giovane Nahel.
“In 50 anni, lo stato d’emergenza è stato utilizzato quattro volte. Non escludiamo alcuna ipotesi. Vedremo cosa deciderà il presidente dopo questa notte”, ha detto in televisione.
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