Esteri

Fiamme all’Eliseo: città a ferro e fuoco. Macron disperato se la prende coi social

di Eleonora Ciaffoloni -


Non si sono fermate le proteste, che ormai imperversano in tutta la Francia, a seguito della morte di Nahel, il 17enne freddato dalla polizia a un posto di blocco lo scorso martedì a Nanterre. Sono state migliaia le persone, tra cui molti giovanissimi, che sono scese in strada fin dalla serata di martedì per protestare contro le autorità e la polizia, ritenuta responsabile la morte del giovane. Manifestazioni che sono partite da Nanterre, nella periferia ovest di Parigi, e che si sono in breve tempo sviluppate in altre città, dalla stessa capitale, passando per Marsiglia, Lione, Grenoble fino a Saint-Etienne.

Una situazione che ha fatto sfiorare nel Paese lo stato di emergenza e che ha costretto il presidente francese Emmanuel Macron ad anticipare il ritorno dal Consiglio Europeo di Bruxelles e a rimandare la visita in Germania che era prevista da oggi fino al prossimo 4 luglio. Nella quarta notte di proteste, quella tra venerdì e sabato sono state fermate oltre 1.300 persone con le tensioni che hanno provocato l’incendio di 1.350 le auto e i veicoli bruciati la scorsa notte. Sono stati auto e veicoli e centinaia di negozi distrutti o danneggiati con oltre 2.500 incendi sulle strade e, inoltre, si parla anche di 31 commissariati, 16 uffici di polizia municipale e 11 caserme della gendarmeria presi di mira.

Proteste violente che hanno provocato il ferimento di circa 80 agenti e, a quanto si apprende dai media francesi, anche la morte di un giovane manifestante morto venerdì cadendo da un tetto di un edificio nel Nord della Francia. Nonostante le tensioni, il ministro dell’Interno Darmanin fa sapere che le proteste sono in calo e che “La Repubblica vincerà”.
A cercare di mettere un freno alle violente proteste, il presidente Macron ha comunicato un nuovo piano di intervento su tre livelli. Il primo è quello della responsabilizzazione dei genitori: questo perché gran parte dei partecipanti agli scontri è rappresentato da giovanissimi, coetanei di Nahel, e spesso minorenni. Macron chiede ai genitori di intervenire per cercare di fermare in tutti i modi che i figli possano partecipare alle violenze. Il secondo livello della strategia è quello di evitare la circolazione sui social – in particolare le piattaforme Snapchat e Tik Tok – di immagini degli scontri e delle violenze e contenuti che incitino alla violenza. L’Eliseo ha fatto sapere di essere in contatto con i vertici delle piattaforme per evitare l’escalation, ma anche per evitare la condivisione di contenuti sensibili e individuare i responsabili. Il terzo e ultimo livello era quello che riguardava l’introduzione dello stato di emergenza in tutto il Paese, una soluzione che per ora è stata messa in stand-by, ma in ogni caso, dall’Eliseo hanno annunciato che verranno utilizzati mezzi supplementari per mantenere l’ordine – come, ad esempio, i mezzi blindati della Gendarmeria – andando ad incrementare il rafforzamento della sicurezza avvenuto nei giorni scorsi.

Ieri pomeriggio il presidente Macron ha anche incontrato i sindaci delle città dove sono avvenuti gli scontri per cercare di limitare i danni, ma anche per prevenire i danni di fronte agli ulteriori disordini che potrebbero ripetersi nelle prossime ore e giorni. Già nella notte tra venerdì e sabato si era deciso di rafforzare ulteriormente le misure di sicurezza: stop ai grandi eventi, più forze dell’ordine a pattugliare le strade (per un totale di circa 45mila agenti per strada), nessun mezzo di trasporto dopo le 21.
Intanto a Nanterre nel pomeriggio di ieri si sono tenuti i funerali di Nahel, al termine dei quali, la bara è stata portata fuori dalla moschea di Ibn Badis e caricata su un carro funebre diretto verso il cimitero di Mont-Valérien. Erano in tantissimi i giovani in scooter a scortare la bara del ragazzo, ma anche amici e i familiari che avevano invitato i giornalisti a non partecipare alla cerimonia funebre. Ad attendere la fine del rito era presente una folla di migliaia di persone, sia fuori dalla moschea che all’ingresso del cimitero, che ha intonato “Giustizia per Nahel”.

L’allerta rimane alta nelle varie città e, dove non arriva la sicurezza, provano a farlo gli appelli. Ieri, è arrivato quello della nazionale francese che, rivolgendosi ai giovani ha scritto un comunicato: “Il tempo della violenza deve finire”. I Blues hanno lanciato un messaggio di invito alla calma che è stato anche condiviso sul profilo Twitter di Kylian Mbappé. Il calciatore era stata una delle prime voci illustri a condannare la morte del ragazzo, ma non legittimando le violenze: “Poiché molti di noi provengono da quartieri poveri, condividiamo questa sensazione di dolore e tristezza. Ma questa sofferenza si aggiunge al dolore di assistere impotenti a un vero processo di autodistruzione. La violenza non risolve nulla, soprattutto quando si trasforma inesorabilmente e instancabilmente contro chi lo esprime”. Un messaggio che spiega bene come la Francia sia ancora alle prese con problematiche legate al razzismo e alla mancanza di vera integrazione.


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