Giustizia scontro continuo. Ora la palla a Mattarella e al Parlamento
A scaldare la politica ci pensa il dibattito estivo tra il governo e la magistratura. Una querelle iniziata e scatenata da Palazzo Chigi a seguito delle singole indagini e dei casi che stanno interessando i membri dell’esecutivo e delle istituzioni e, anche fedelissimi di Giorgia Meloni. Un susseguirsi di grane per il governo che vanno dall’indagine per bancarotta e falso in bilancio per la ministra del Turismo Daniela Santanché, che passano per il coinvolgimento nel caso dell’anarchico Cospito per il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, fino ad arrivare al caso di presunta violenza sessuale per cui è accusato il figlio del presidente del Senato Ignazio La Russa. Tre situazioni limite e da trattare con le pinze per la premier Meloni che, però, non utilizza lo stesso metodo per lanciare un messaggio alla magistratura, accusata di stare facendo “opposizione” al lavoro del governo e di mettere i bastoni tra le ruote sia sul campo delle riforme, sia in vista delle prossime elezioni politiche europee del 2024.
La chiara smentita è arrivata da parte dell’associazione dei magistrati che non solo ha accusato Palazzo Chigi di star facendo “delegittimazione”, ma ha assicurato di non star facendo altro che difendere la costituzione senza “volontà di scontro”. Secondo il presidente di Anm Giuseppe Santalucia, quella del governo “È un’accusa totalmente infondata. Come si fa a dire che abbiamo iniziato lo scontro? Siamo rimasti attoniti di fronte a un’accusa così infondata, generica e anonima da rendere difficile difendersi” e ha chiesto al ministro Nordio di intervenire rapidamente per “fugare ogni sospetto e, se ci sono state delle responsabilità, di punire i singoli”. Una baruffa a due senza esclusione di colpi che si è trasformata in un dibattito politico che vede contrapposti la maggioranza – che porta anche avanti la riforma della Giustizia voluta dal ministro Carlo Nordio – e l’opposizione che chiede chiarezza sui vari coinvolgimenti dei membri del governo. Proprio sulla Riforma il governo cerca di fare leva: il ministro degli esteri Antonio Tajani ne parla come “un impegno che abbiamo preso con gli elettori”, spiegando come “il potere giudiziario non deve fare le leggi né interferire nella loro formazione: il suo compito è quello di applicarle ed amministrare la giustizia”. Quindi, un cambiamento che sembrerebbe necessario e da mettere in campo subito, soprattutto in considerazione di quanto – anche i membri del governo – si trovano a osservare.
A tenere il fuoco acceso sulla Riforma c’è anche Fratelli d’Italia, per voce del capogruppo alla Camera Tommaso Foti: “Ci siamo presentati al popolo italiano come centrodestra e nel nostro programma era prevista la riforma della giustizia. Abbiamo ricevuto il consenso dagli elettori per essere maggioranza di governo, non possiamo non realizzare tale riforma”. Una riforma a cui è stato dato il benestare anche dal costituzionalista Sabino Cassese: “Ho letto e apprezzato la proposta di riforma della giustizia del Ministro Nordio, ritengo che sia un inizio. Le riforme non si fanno contro qualcuno, si fanno per dare una giustizia sollecita ai cittadini, non è possibile chiamare giustizia qualcosa che arriva con cinque o dieci anni di ritardo”. Eppure, ancora non è arrivata in Parlamento. E così tra le indagini e la riforma del governo si inseriscono le opposizioni, che intimano da un lato i diretti interessati a dimettersi – come sta ancora chiedendo il Partito Democratico nei confronti di Santanchè a seguito dell’ulteriore aggravamento della posizione ministra che “non avrebbe detto il vero nell’Aula del Senato in merito alle cifre da lei percepite dalla società Ki Group” – e dall’altro a non interferire con il lavoro che i giudici stanno portando avanti.
A lanciare la critica è il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini che sul presunto atteggiamento di “opposizione” della magistratura dice: “Il problema è quando si discute di giustizia pensando più alla politica e meno all’interesse di cittadini e imprese. L’anomalia della destra italiana, al fondo, per me è questa. Si può chiedere il pugno di ferro quando si parla delle persone normali e impunità per la politica?”. A definirlo poi, “un errore gigante e pericoloso” è il leader di Azione Carlo Calenda. “Gridare al complotto rappresenta l’ennesima arma di distrazione di massa di questo Governo che, come altri che lo hanno preceduto da trent’anni a questa parte, si accomoda sugli allarmismi per non parlare di temi concreti”. A lanciare l’attacco direttamente alla premier è infine Angelo Bonelli (AVS): “Non le viene il minimo dubbio che il complotto è generato proprio da lei nel aver scelto ad alte cariche dello Stato e delle istituzioni e di governo persone più che discutibili?”. Per ora il silenzio sembra la risposta, anche se la parola passa a Carlo Nordio.
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