Economia

Dopo i treni si fermano gli aerei, lavoro e vacanze nel caos scioperi

di Cristiana Flaminio -


Un’estate calda, anzi caldissima. L’aria è rovente ma non è tutta colpa dell’afa né è solo merito dell’anticiclone africano. Le temperature sono altissime anche sul fronte del dibattito economico e sociale. Fioccano gli scioperi. Dopo i treni, anche gli aerei. Tutto fermo. Chi sogna una vacanza, almeno per questo weekend, dovrà metterci una pietra sopra. E accontentarsi di un ventilatore. Solo oggi, Ita ha annunciato la cancellazione di oltre 130 voli a causa dell’astensione dal lavoro del personale di terra. Ciò mentre il Tar rigetta il ricorso presentato dalla Cgil contro l’ordinanza del ministro dei Trasporti Matteo Salvini che ha sostanzialmente dimezzato, a dodici ore, lo sciopero indetto dalle sigle sindacali dei trasporti ferroviari. La decisione del vicepremier, poi confermata dai giudici amministrativi, ha deluso i segretari generali dei sindacati che già gongolavano per il successo dell’adesione allo sciopero, stimato in circa l’80% dei dipendenti. I ferrovieri hanno incrociato le braccia dalle tre della notte di giovedì fino alle 15 del pomeriggio. Poi è scattato il precetto del Ministero. “Una scelta inutile e sbagliata che mette in discussione il diritto allo sciopero”, aveva tuonato il segretario generale Cgil Maurizio Landini annunciando il ricorso, poi rigettato nella mattinata di ieri dai giudici amministrativi. La Filt Cgil, però, è decisa ad andare fino in fondo: “Sul nostro ricorso contro l’ordinanza del ministro Salvini che ha ridotto lo sciopero dei ferrovieri di Trenitalia e Italo del 13 luglio la valutazione sul merito è rinviata al 4 settembre, il giudice non ha sospeso lo sciopero perché era già in corso la precettazione e una sospensiva avrebbe creato ancora più confusione all’utenza”. Insomma, tutti rimandati a settembre per l’epilogo della battaglia politica tra governo e sindacati. Intanto oggi, però, toccherà fermarsi agli aeroporti. Il personale di terra si asterrà dal lavoro per otto ore, dalle dieci del mattino fino alle 18. Lo sciopero, indetto da Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti e Ugl, coinvolgerà addetti all’handling e al check-in. Le ragioni della loro protesta vanno ricercate nel fatto che il contratto nazionale di lavoro è scaduto da sei anni e che, di rinnovarlo, per il momento sembra che non se ne parli nemmeno. Si uniranno alla protesta anche i piloti di Vueling e di Malta Air (Ryanair) che non entreranno in cabina dalle dodici alle sedici. Il motivo dello sciopero è da rintracciare, ancora una volta, nelle trattative per il rinnovo dei contratti. La proposta da parte datoriale è stata già bollata come irricevibile dalle sigle sindacali che curano gli interessi dei piloti. Ita Airways, intanto, ha comunicato già di aver cancellato 133 voli nazionali e internazionali. La compagnia ha reso noto di aver “attivato un piano straordinario per limitare i disagi dei passeggeri, riprenotando sui primi voli disponibili il maggior numero possibile di viaggiatori coinvolti nelle cancellazioni: il 40% riuscirà a volare nella stessa giornata dello sciopero”. Insomma, prima di finire a boccheggiare in aeroporto l’invito agli utenti è quello di verificare prima. Perché quella di domani sarà una giornata di fuoco. Non solo per le tensioni tra lavoratori e parti datoriali. Proprio perché farà tanto caldo. A Roma e a Latina le temperature toccheranno i 40 gradi. Al Nord, dopo le piogge dei giorni scorsi, tornerà il sole e porterà con sé massime (tra i 30 e i 34 gradi) altissime, in certi casi superiori fino a dodici gradi, rispetto alle medie stagionali.

Pertanto, il bollino rosso dell’allerta sarà esteso a sedici città e capoluoghi: Bologna, Campobasso, Firenze, Frosinone, Latina, Perugia, Pescara, Rieti, Roma e Viterbo (già ieri flagellate da temperature al limite) a cui si uniranno Bari, Cagliari, Catania, Civitavecchia e Messina (che ieri hanno raggiunto “solo” il livello 2, arancione). Le raccomandazioni sono quelle arcinote, divenute un meme nel corso degli anni: evitare di uscire di casa e bere tanto. Ma col caldo c’è poco da scherzare. Si può morire. A Lodi, mercoledì, un operaio edile 44enne è morto dopo aver accusato un malore dovuto alle alte temperature di questi giorni. Nonostante la corsa in ospedale e gli sforzi dei sanitari, l’uomo è deceduto. Intanto, in diverse Regioni del Sud, proprio per evitare altre tragedie, hanno già disposto il divieto di lavoro, nei campi, nelle fasce orarie in cui il sole picchia più forte.


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