Attualità

Zangrillo e la sfida della Pa: 350mila assunzioni in due anni

di Giovanni Vasso -


Zangrillo alla sfida della vita: 350mila assunzioni  nella Pa. Il ministro alla pubblica amministrazione ha parlato a Napoli a margine della terza tappa di Facciamo semplice l’Italia. L’esponente del governo ha affermato di aver “fatto uno sforzo significativo nel 2022 che ribadiremo nel 2023 perché in questi 2 anni tra la sostituzione del turnover e le nuove assunzioni andiamo verso 350 mila ingressi nella pubblica amministrazione in due anni, è una sfida enorme”.

Enorme, già. Come il buco che si era creato nel corso degli anni scorsi, caratterizzati dal culto della spending review e dei tagli a tutti i costi che avevano finito per paralizzare gli enti locali, in particolar modo i Comuni di piccole e medie dimensioni. E il paradosso è stato affidar loro, falcidiati dagli addi e impossibilitati a nuove assunzioni dallo stop ai turn-over, la realizzazione del Pnrr. Ora è giunto il momento di cambiare. E per farlo occorre puntare, innanzitutto, sulla formazione delle nuove leve: “Sicuramente sono persone che hanno il potenziale per lavorare nella pubblica amministrazione – ha dichiarato il ministro -. Poi vi voglio dire una cosa, quando si entra in una pubblica amministrazione, ci sono quelli che entrano esperienziati con le competenze che servono per lavorare subito e poi c’è anche un grande lavoro da fare dal punto di vista della formazione dei nuovi ingressi”.

In pratica, Zangrillo dice che la Pa, per le nuove assunzioni, si organizzerà come le “organizzazioni private: un giovane che entra in un’organizzazione privata deve fare un training on the job deve cercare di acquisire in tempi ragionevoli le competenze per poter essere autonomo”. E perciò lancia l’ultima e ancora più importante sfida: quella contro i luoghi comuni e la retorica del posto fisso: “Io combatto questa narrazione di una pubblica amministrazione che è diversa dalle altre organizzazioni del mondo. La Pubblica amministrazione può fare esattamente le stesse cose che fanno le altre organizzazioni, quindi non c’è una distinzione con tutto il resto, noi dobbiamo essere capaci, anche prendendo spunto dall’eccellenza del privato, di introdurre nella pa quelle dinamiche che consentono di avere un capitale umano che funzioni”.


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