Giustizia d’Egitto: la condanna di Zaki dura poche ore, graziato
Al Sisi ha graziato Patrick Zaki. Finisce la vicenda giudiziaria che, dopo il caso Regeni, ha diviso Italia ed Egitto. Un caso che, più che nelle aule del tribunale di Mansoura, i cui giudici avevano condannato lo studente egiziano a tre anni di reclusione per diffusione di fake news, si è giocato soprattutto nell’agone politica. A sbloccarla non è stata la mobilitazione delle coscienze sui social né la forza della politica, del sindacato o del volontariato italiano. Niente di tutto ciò. Più prosaicamente, è bastato un messaggio postato su Twitter dal Dipartimento di Stato americano in cui si chiedeva l’immediato rilascio di Zaki e, contestualmente, si esprimeva preoccupazione “per la condanna a tre anni del difensore dei diritti umani egiziano”.
Facendo contenti gli Usa, Abdel Fattah Al Sisi coglie un altro importante obiettivo politico. Il presidente egiziano, nel fine settimana, sarà a Roma e si presenterà, all’appuntamento con Giorgia Meloni, portando in dote il beau geste della grazia a Zaki. Le ha tolto qualche castagna dal fuoco delle polemiche interne. E, pertanto, potrebbe far valere quest’apertura sul tavolo delle trattative in merito alle strategie di contenimento per l’immigrazione clandestina. Insomma, Al Sisi busserà a soldi e potrebbe far pesare l’atto di clemenza sulla bilancia dei negoziati. Intanto, un altro piccolo successo, il presidente lo coglie: si parla di Zaki, si parla della grazia, non si parla più di Regeni. Almeno per un altro po’. Ma i rapporti tra Roma e Il Cairo sono ben più complessi di quello che sta facendo passare la sintesi della comunicazione politica in queste ore. L’Egitto è uno dei perni della strategia del piano Mattei. Migranti, certo. Ma anche fonti energetiche. Inoltre, l’Italia importa centinaia di tonnellate di prodotti agricoli, ogni anno, dal Nordafrica e rappresenta, strategicamente, la porta d’ingresso del Mediterraneo sull’oceano Indiano.
È chiaro, fin troppo, che la grande protagonista del caso dello studente egiziano dell’Università di Bologna sia la politica. Dall’inizio fino alla fine. Che, sussurrano i maligni, è ancora lontana. Parrebbe, infatti, che Zaki, graziato e restituito alla sua vita, potrebbe finire irregimentato nelle liste del Partito democratico in vista delle prossime elezioni per il parlamento europeo, in programma l’anno prossimo. Sarebbe la conclusione più appropriata per una battaglia che ha visto la sinistra sulle barricate fin dall’inizio. E che l’ha esposta a più di un cortocircuito politico. Di sicuro, non se l’aspettavano, da Al Sisi, un atto di clemenza. E, difatti, era stata indetta per ieri pomeriggio alle 17.30 una manifestazione al Pantheon di Roma, proprio dal Partito democratico. Che l’annuncio del presidente egiziano, veicolato in Europa dall’agenzia Reuters, ha reso inutile. Eppure il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani li aveva avvisati. “Prudenza”.
Non se ne è fatta un cruccio Elly Schlein che si gode, finalmente, una gioia da segretaria: “La grazia a Patrick Zaki è una bella notizia. In tante e tanti ci siamo mobilitati in questi anni per la sua libertà. Speriamo di riabbracciarlo presto e continueremo a lottare anche per le altre persone ingiustamente imprigionate e la piena verità e giustizia per Giulio Regeni”. Gioisce anche l’ex premier Matteo Renzi che rifila un ceffone ai dem per interposto ringraziamento alla premier: “La grazia a Patrick Zaki è una bellissima notizia. Mi congratulo per la decisione con il Presidente Al-Sisi e la Presidente Meloni”. Applaude anche la presidente di Azione, Mara Carfagna: “La grazia a Patrick Zaki è una gran bella notizia, che riempie di gioia e chiude una vicenda surreale. Un grazie a tutti coloro che a ogni livello hanno lavorato per arrivare a questo risultato. Patrick può finalmente riprendersi la sua vita”. Gongola anche il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia, Tommaso Foti: “È una grande notizia quella della grazia concessa dal presidente egiziano Al-Sisi a Patrick Zaki, condannato ieri a 3 anni di carcere e poi graziato. Un grazie al tempestivo lavoro diplomatico e politico del presidente Giorgia Meloni, che dimostra ancora una volta la sua autorevolezza anche in campo internazionale, e al ministro degli Esteri Antonio Tajani. A nome mio e di tutto il gruppo di Fratelli d’Italia alla Camera esprimo profonda soddisfazione per la risoluzione, in tempi brevissimi, di questo caso”.
Il senso del capolavoro politico di Al Sisi è tutto dentro la ridda di comunicati, post sui social, twitt estasiati che la politica italiana s’è scapicollata a pubblicare ovunque. Da nemico dei diritti umani a cui andavano riservati improperi e ditini alzati, a presidente coscienzioso meritevole di carrettate di ringraziamenti. Non sarebbe il primo, già c’è Erdogan passato nell’arco di qualche settimana da “dittatore” a papabile nuovo partner Ue, non sarà nemmeno l’ultimo. Con la benedizione compiaciuta degli Usa. Naturalmente.
Torna alle notizie in home