Non sarà il solito fisco, la polemica sul prelievo forzoso
La sorpresa amara dentro la delega fiscale: il governo potrebbe introdurre il prelievo forzoso dai conti corrente. Intanto arrivano i dati legati ai reati fiscali. Nel Paese dei furbetti (e soprattutto della pressione fiscale tra le più alte d’Europa), solo nel 2022, sono state arrestate – per violazioni di normative legate – pressappoco trecento persone e ne sono state denunciate più di 14mila.
La polemica politica sta infiammando il dibattito. L’ha sollevata Matteo Renzi, con un video social. L’ex premier, oggi leader di Italia Viva, ha denunciato che il governo starebbe per reintrodurre il prelievo forzoso di somme di danaro dai conti corrente dei cittadini. Si tratta di uno strumento che gli italiani hanno imparato ad odiare, più che a conoscere, già nell’ormai lontano 1992. Quando l’allora governo presieduto dal dottor Sottile Giuliano Amato dispose il prelievo, dai risparmi degli italiani, di una somma pari al sei per mille. Una decisione, percepita dai cittadini come uno scippo, che consentì all’Erario di incamerare qualcosa come 93mila miliardi di lire. L’accusa di Renzi è sanguinosa e suona come un piatto della vendetta, politica, servito freddissimo: “È passata sotto silenzio la decisione di inserire dentro la legge delega fiscale una sorta di prelievo forzoso. Nel luglio del 2015, esattamente, otto anni fa Giorgia Meloni scrisse per molto meno questo tweet accusandomi di pagare il pizzo alla lobby delle banche. Oggi io potrei replicare alla Meloni usando parole molto più dure. Invece in modo civile ho fatto questo video che è girato molto sui social nei giorni scorsi ma che nessun Tg, nessuno, ha voluto rilanciare. Perché? Perché nessuno vuol far vedere come la Meloni e Salvini sulle tasse stiano perdendo la partita”.
Il governo Meloni, però, non sembra aver intenzione di ricalcare le orme dell’ex premier socialista. Più che altro, la scelta fa riferimento agli strumenti che l’esecutivo intende ampliare e mettere a disposizione della riscossione. In particolare, nell’articolo 16 della legge delega, si legge l’obiettivo di puntare a una “razionalizzazione e automazione della procedura di pignoramento del rapporti finanziari”. Non la prenderà benissimo la base, sterminata, di chi chiedeva la pace fiscale e si ritroverà con il pericolo di vedersi pignorate somme direttamente sui conti corrente dall’Agenzia delle Entrate.
Nel frattempo il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha bollato la polemica come “una tempesta in un bicchiere d’acqua”. E ha aggiunto: “Nessun prelievo forzoso. Parliamo di un meccanismo che discende dal codice di procedura civile. Nel momento in cui un contribuente è un evasore – ha spiegato Leo a margine dei lavori della Commissione finanze – quando non è stata pagata l’imposta e il giudice lo ha accertato, oppure quando il contribuente non ha fatto ricorso, in questo caso l’Agenzia delle Entrate e Riscossione chiede attraverso procedure informatiche alla banca di fare il fare il pignoramento presso terzi. Cosa che già esiste. Ora il procedimento viene accelerato perché attraverso le procedure informatiche si può sapere subito se il contribuente ha i soldi”. Insomma, la normativa resta e la “lettura” che ne dà Renzi sarebbe sbagliata.
Intanto la Cgia di Mestre ha snocciolato, elaborandoli sui dati della Corte dei Conti, i numeri dei reati fiscali. Solo l’anno scorso, sono state arrestate 290 persone e ne sono state denunciate altre 14.045. Si tratta di numeri più o meno nella media italiana degli ultimi anni. E, per quanto riguarda le manette, il dato è inferiore a quello dell’anno precedente, cioè del 2021, quando furono arrestate 411 persone. Le cifre di evasione ed elusione sono imponenti ed importanti: “Tra il 2015 e il 20203, ad esempio, le imposte evase in Italia sono scese di 16,3 miliardi di euro. Sebbene il 2020 sia stato un anno molto particolare a causa della pandemia, il tax gap stimato dal ministero dell’Economia e delle Finanze è sceso a 89,8 miliardi di euro; di cui 78,9 sono ascrivibili al mancato gettito tributario e gli altri 10,8 miliardi sono il frutto dell’evasione contributiva”.
Torna alle notizie in home