Pnrr, Fitto: “Decisivo il confronto con l’Ue” Schlein: basta tagli
RAFFAELE FITTO MINISTRO
Il nuovo Pnrr è sbarcato in Parlamento: a Montecitorio ieri ha avuto luogo l’informativa del ministro per gli Affari europei e il Pnrr Raffaele Fitto, dopo il via libera alla terza rata del Piano arrivata da Bruxelles.
Pnrr: Fitto e l’informativa in Aula a Montecitorio
Entro il 2023 l’Italia avrà i 35 miliardi previsti dalla terza e dalla quarta rata: lo ha assicurato in Aula il ministro, ribadendo che non ci sarà alcuna riduzione dei finanziamenti e che anche il coordinamento con le istituzioni comunitarie ha dato risultati positivi. Difatti, Fitto, in poco meno di un’ora rivendica il lavoro fatto tra Italia e Ue, ma soprattutto le interlocuzioni con la Commissione europea avvenute in “pochi mesi” in cui il governo è riuscito “superare le criticità” che erano state presentate sui progetti. Criticità, tra le altre, risolte con lo spostamento di uno dei progetti – quello riguardante l’aumento dei posti negli alloggi universitari – dalla terza alla quarta rata, con la conclusione di 54 progetti su 55. “Nessun rallentamento”, fa sapere il ministro, che silenzia le polemiche e rassicura anche i sindaci – preoccupati sullo sviluppo dei lavori giù partiti o in partenza – sull’andamento dei progetti: “Gli interventi vanno avanti regolarmente e non c’è interruzione rispetto a quanto previsto. Lavoreremo per salvaguardarli e non ci sarà alcun intervento che in questa fase correrà rischi” fa sapere. Inoltre, i progetti “Saranno oggetto di confronto con la Commissione e proporremo delle modifiche” derivanti dal cambiamento economico e dal costo aumentato delle materie prime, ma non ci sarà “nessun definanziamento e nessun taglio”. E rassicura, infine, togliendo ulteriori dubbi: “La lotta all’evasione resta la priorità”. Tutto il governo promuove il lavoro e le comunicazioni di Fitto: “Il nostro Paese non rinuncerà a un centesimo” tuona la maggioranza che, tramite la risoluzione in aula ha chiesto di “Assicurare il pieno coinvolgimento delle camere e la collaborazione degli enti locali”. Da Fratelli d’Italia a Forza Italia, passando per la Lega, tutti si dicono soddisfatti e compatti, difendendo l’operato del governo dalle opposizioni che, dicono, fanno solo “polemiche strumentali” contro un approccio del governo “responsabile, onesto e preventivo” e che ha subito. Sì, perché la maggioranza ha accusato le forze di opposizione, di sinistra – e quindi il governo precedente – di aver “tentato di avvelenare i pozzi” in merito a misure e provvedimenti che sarebbero stati poi in mano a un esecutivo di centrodestra.
Il rimpallo governo e opposizioni
Sull’informativa, sulla risoluzione e su quanto deciso sul Pnrr, le opposizioni in Aula e fuori hanno dato una lettura opposta e hanno riacceso la polemica accusando il governo di incapacità e ritardi. Secondo i deputati del Movimento 5 Stelle il “Governo è impreparato e deve aprirsi al confronto” accusandolo, allo stesso tempo di aver fatto del Pnrr “una rimodulazione farsa”. A lanciare le accuse, in casa dem è la segretaria Elly Schlein che intervenendo in Aula risponde a Fitto: “Questo governo con tempismo incredibile sceglie di cancellare quasi 16 miliardi di euro in progetti del Pnrr che sarebbero serviti a fronteggiare il dissesto idrogeologico”. Il riferimento della dem è quello del RepowerEu che, dice, il governo vuole accrescere “con pochi progetti affidati alle grandi partecipate dello Stato a danno di tante piccole opere degli enti locali sul dissesto, sulla rigenerazione, sul verde urbano”. Sulla stessa linea anche Avs, che accusano Meloni e compagni di non voler combattere il dissesto e di dare poca attenzione al problema del cambiamento climatico.
L’allarme dei tecnici del Parlamento
Clima di battaglia politica che però lascia spazio anche alle questioni tecniche. Secondo gli uffici delle camere emergono criticità sulle coperture delle nove misure depennate dal Pnrr. A dirlo è il dossier di monitoraggio del Parlamento sul Piano, che rivela che l’ultimo rapporto del governo sul Pnrr individua misure da definanziare per complessivi 15,9 miliardi, ma non specifica “quali saranno gli strumenti e le modalità attraverso i quali sarà mutata la fonte di finanziamento delle risorse definanziate dal Pnrr”. E “La determinazione di tali strumenti e modalità”, prosegue il documento, “appare opportuna soprattutto con riguardo ai progetti che si trovano in stadio più avanzato, in ragione dei rischi di rallentamenti o incertezze attuative che potrebbero conseguire al mutamento del regime giuridico e finanziario e del sistema di rendicontazione cui tali misure sarebbero sottoposte. Tale determinazione appare fondamentale, inoltre, al fine di verificare che le fonti alternative di finanziamento dispongano di una adeguata dotazione di competenza e di cassa nell’ambito del bilancio dello Stato”. Elemento di attuazione non garantito né da Fitto né dal governo.
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