Economia

Fra Italia e Tunisia il ponte energetico made in Terna

di Angelo Vitale -


Italia e Tunisia sempre più vicine: se il quadro generale del continente africano vive momenti di tensione e un rallentamento della cooperazione internazionale per gli effetti della crisi in Niger, un passo in avanti fa la manovra per quel Piano Mattei così caro al governo Meloni, ove la ricerca di una sicurezza dei mari e di un freno alle rootte dei migranti si coniuga con la disponibilità di opportunità per i Paesi africani.

A partire da quelle strettamente collegate all’energia. Ora, Terna, la società che gestisce la rete elettrica di trasmissione italiana, e Steg, la società tunisina dell’elettricità e del gas, hanno firmato con la Commissione europea il Grant Agreement che dà il via al finanziamento di 307 milioni di euro destinato all’interconnessione elettrica tra Italia e Tunisia. E’il ponte energetico invisibile, chiamato “Elmed”, che collegherà l’Europa e il Nord Africa.

Per l’opera, il cui procedimento autorizzativo è stato avviato dal Mase alla fine dell’anno scorso, è previsto un investimento complessivo di circa 850 milioni di euro, 307 dei quali sono stati stanziati dalla Commissione europea tramite il Connecting Europe Facility, il fondo Ue destinato allo sviluppo di progetti chiave per il potenziamento delle infrastrutture energetiche comunitarie. E l’opera segna la prima volta di fondi Cef assegnati a un’opera infrastrutturale di uno Stato membro e uno Stato terzo.

Lo rimarca l’ad di Terna, Giuseppina Di Foggia: “La firma del Grant Agreement segna un ulteriore passo in avanti verso la realizzazione di un’opera strategica per il sistema elettrico dei due Paesi e dell’intera Europa. Elmed abiliterà lo sviluppo delle tinnovabili e apporterà benefici economici e industriali, attraendo investimenti e creando nuovi posti di lavoro”. Contyribuirà, infatti, all’integrazione dei mercati dell’energia elettrica, alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico diversificando le fonti e, soprattutto, all’incremento di produzione di energia da rinnovabili in Europa e Africa.

Un collegamento che, una volta entrato in esercizio, favorirà la riduzione delle emissioni climalteranti, abilitando il raggiungimento degli obiettivi fissati a livello nazionale e internazionale in materia di energia e clima dal Pniec e dal Green New Deal. E che gode anche dell’attenzione della Banca mondiale, che ha recentemente destinato alla Tunisia un finanziamento di 268,4 milioni di dollari, in parte dedicato alla realizzazione della stazione di conversione – già inclusa nel perimetro finanziato dal CEF – e in parte ai rinforzi interni di rete funzionali all’interconnessione.

Nel dettaglio, l’elettrodotto si snoderà tra la stazione elettrica di Partanna, in provincia di Trapani, e quella di Mlaabi, nella penisola tunisina di Capo Bon, per una lunghezza complessiva di circa 220 km, usufruendo per la sua maggior parte di un cavo sottomarino, con una potenza di 600 MW e una profondità massima di circa 800 metri, raggiunti lungo il Canale di Sicilia.

Un progetto, in Italia nato nel rispetto dei profili di progettazione partecipata, sviluppato sul dialogo e sul feedback delle comunità interessate dall’infrastruttura elettrica, coinvolte già da oltre 2 anni con la consultazione pubblica dei residenti dei comuni siciliani di Campobello di Mazara, Castelvetrano e Partanna. Anche in Tunisia, già concluso positivamente il processo di consultazione degli stakeholder. Il via di un partenariato costruttivo che ha finora coinvolto anche Francia, Malta, Germania e Algeria.


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