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Disney: la nuova task force dedicata all’intelligenza artificiale

di Martina Melli -


Da anni Walt Disney studia, in un segretissimo quartier generale nella periferia di Los Angeles, le potenzialità (economiche) dell’intelligenza artificiale. Adesso, secondo fonti anonime di Reuters, sarebbe stata addirittura istituita una task force, ad hoc, per capire le possibile applicazioni di questa tecnologia nel mondo dell’intrattenimento. Dall’inizio dell’anno – prima dello sciopero degli scrittori di Hollywood – il gruppo sta cercando di sviluppare internamente i possibili utilizzi dell’intelligenza artificiale, in particolare per tagliare i costi e migliorare l’esperienza dei clienti.

A conferma di ciò, l’azienda ha aperto 11 posizioni per trovare candidati con esperienza nel campo dell’intelligenza artificiale o dell’apprendimento automatico. I ruoli toccano ogni ambito dell’azienda: dai Walt Disney Studios, ai parchi a tema al comparto di ingegneria Walt Disney Imagineering, alla televisione a marchio Disney fino al team pubblicitario.
La Disney potrebbe usare l’intelligenza artificiale per controllare i costi vertiginosi della produzione cinematografica e televisiva, (basti pensare agli ultimi 300 milioni di dollari spesi per “Indiana Jones e il quadrante del destino” o “La sirenetta”). Tali budget necessitano di un ritorno al botteghino altrettanto importante, spesso difficile da realizzare. Per quanto riguarda l’attività nei parchi divertimento, invece, l’Ia potrebbe migliorare l’assistenza clienti, potenziare le esperienze dei visitatori o creane di nuove. Un esempio è già stato presentato nel 2021: Groot, un robot alimentato da intelligenza artificiale basato sul personaggio Marvel, che interagiva con le persone, adattandosi ai vari input.

I robot fanno parte dei parchi Disney sin dagli anni ’60, quando Walt Disney in persona introdusse “audio-animatronics”, la sua parola per chiamare figure meccaniche con movimenti coreografici. C’erano le bambole della giostra “Piccolo mondo”, che si armonizzavano all’infinito, i pirati caraibici, Abraham Lincoln che pronunciava il discorso di Gettysburg. Le trovate tecnologiche sono state un successo travolgente; hanno affascinato generazioni di bambini e contribuito a trasformare Disneyland in California e Walt Disney World in Florida in pietre miliari culturali e attività da milioni di fatturato.

Al momento l’Ia viene utilizzata per aumentare gli effetti digitali (nell’ultimo Indiana Jones è servita per ringiovanire Harrison Ford), non per sostituire gli attori umani. Il suo sistema di performance capture Medusa è stato utilizzato per ricostruire i volti degli attori senza utilizzare le tradizionali tecniche di motion capture, e questa tecnologia è stata utilizzata in più di 40 film, tra cui “Black Panther: Wakanda Forever” della Marvel Entertainment. “La ricerca sull’intelligenza artificiale alla Disney risale a molto tempo fa e ruota attorno a tutte le cose di cui si discute oggi: possiamo avere qualcosa che ci aiuti a realizzare film, giochi o robot conversazionali all’interno di parchi a tema con cui le persone possono parlare?” ha detto un dirigente che in passato ha lavorato con la Disney.

Hao Li, CEO e co-fondatore di Pinscreen, una società con sede a Los Angeles che crea avatar virtuali guidati dall’intelligenza artificiale, ha affermato di aver lavorato a diversi documenti di ricerca con il laboratorio Disney mentre studiava a Zurigo dal 2006 al 2010. “Fondamentalmente fanno ricerche su qualsiasi cosa basata sull’acquisizione di prestazioni di esseri umani, creando volti digitali”, ha affermato Li, ex responsabile della ricerca presso Industrial Light & Magic di proprietà della Disney. “Alcune di queste tecniche saranno adottate dalle entità Disney”. Disney Imagineering l’anno scorso ha svelato la prima iniziativa dell’azienda in un’esperienza del personaggio guidata dall’intelligenza artificiale, il droide da cabina D3-09 nell’hotel Star Wars Galactic Starcruiser, che rispondeva alle domande su uno schermo video e cambiava in base alle risposte degli ospiti.

Alcuni mesi prima della creazione della task force, il Ceo di Disney aveva annunciato un piano di riduzione di 7.000 posti di lavoro. Una decisione che mostra come il colosso americano non sia immune dalla crisi post-pandemica e dalla recessione. Negli ultimi anni infatti, ha dovuto fare i conti con le perdite nello streaming, l’erosione della redditività della TV tradizionale e il debito dovuto all’acquisizione di Fox. Non solo. La Disney è diventata anche il pungiball politico di alcuni conservatori, in parte perché ha introdotto personaggi apertamente gay e queer nei suoi film d’animazione. Inoltre, il governatore della Florida DeSantis, che ha attaccato la società per motivi analoghi, a febbraio ha ottenuto il controllo del consiglio che sovrintende allo sviluppo di Walt Disney World, una mossa che ha così privato la company dell’autonomia di cui ha goduto per 56 anni.


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