Attualità

Voice shaming, l’urlo di Giovanni Muscarà: no al bullismo ai danni dei piccoli balbuzienti

di Angelo Vitale -


“Co…co…co… Ma sei una gallina?”: una domanda che risuona a distanza di tanti anni nelle orecchie di Giovanni Muscarà. “Avevo 6 anni – racconta – e a scuola scoprii così, attraverso la derisione dei compagni, la mia balbuzie. Diventato grande, per anni al bar ordinavo un “lungo caffè” per non iniziare la frase con questa consonante”. Muscarà oggi ha 41 anni, è un ex balbuziente e, dopo un’iniziale esperienza professionale nella consulenza finanziaria, dedica tutte le sue giornate a Vivavoce, l’associazione che ha fondato e con la quale, oltre ad aiutare le persone che soffrono di disturbi del linguaggio, anima campagne contro il voice shaming.

“La campagna contro il voice shaming – dice – nasce con la volontà di rendere l’associazione Vivavoce portavoce di un messaggio di difesa di persone di qualsiasi genere ed età da ogni forma di discriminazione, esclusione, preclusione o bullismo legati a problemi di linguaggio e di voce. Parliamo di bambini bullizzati, giovani che aspirano ad entrare nei corpi e nelle forze di polizia respinti perché balbuzienti, ragazzini discriminati a scuola persino da insegnanti, manager relegati a ruoli minori a causa dei loro problemi di linguaggio. Migliaia di casi passati da troppo tempo sotto silenzio”.

Nata nel 2017, Vivavoce vuole rendere squillanti le parole di chi non riesce a essere se stesso a causa di problemi nella comunicazione. L’obiettivo è quello di rendere ogni persona libera di esserlo, e di poter esprimere senza nessuna limitazione il mondo che ha dentro. Una scintilla per dare il via a una rivoluzione culturale sui problemi legati ai disturbi della voce, dell’apprendimento e della comunicazione attraverso progetti di sensibilizzazione, formazione, inclusione e ricerca con il fine di abbattere le discriminazioni. “Tu prova ad avere un mondo nel cuore. E non riesci ad esprimerlo con le parole”. Muscarà ci ricorda le parole di “Un matto” di Fabrizio De Andrè, per trasmetterci “la sensazione che ciascuno di noi, fin da piccolo, si è portato dentro. Mentre tutti pensavano che l’agitazione e la timidezza, invece di essere come sono gli effetti che i disturbi del linguaggio provocano, ne fossero la causa primaria”.

Solo recente, infatti, un approccio medico-scientifico più multidisciplinare, nella consapevolezza di disturbi “che sono innanzitutto muscolari – precisa-, perché dipendenti da un quadro ove intervengono almeno 50 piani motori contemporaneamente”.

Un fenomeno che è anche difficile leggere nel tempo. Tanto è stato trascurato, nascosto, non confessato, non riconosciuto. I numeri, quindi, sono semplici dati indicativi: 1 milione di casi balbuzie in Italia, 200mila gli under 18 colpiti, 570mila i bambini che presentano disturbi nello sviluppo del linguaggio, 150mila gli afasici, con 20mila nuovi caso all’anno.

Voci da ascoltare e aiutare senza scoppiare in una fragorosa risata, come ancora succede. “Scardinare i luoghi comuni – dice Muscarà – è impresa difficile. E la missione che mi sono dato”.


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