Politica

Un anno di Giorgia Meloni: FdI tiene nei sondaggi

di Domenico Pecile -


Un anno di Giorgia Meloni – Domani il primo compleanno del governo Meloni. Fdi tiene nei sondaggi. E la Lega di Salvini cresce grazie alla linea dura sul versante immigrazione

“La premier sta facendo miracoli”, aveva affermato Matteo Salvini da Pontida mentre Meloni si trovava a Lampedusa con la presidente della Commissione europea Ursula von Der Leyen per mostrarle de visu la drammatica situazione aggravatasi con gli ultimi sbarchi di immigrati. Per il premier la visita nell’isola è stata forse la giornata più difficile a un anno dal trionfo elettorale: una vittoria schiacciante del centro destra trascinata proprio da Meloni che aveva puntato moltissimo sul tema dell’immigrazione. Altri tempi. Dopo un anno di governo alle prese con una serie di trattative a tutto tondo, all’insegna di un pragmatismo che ha spiazzato tutti, Meloni incassa sì l’apprezzamento dei partner europei e internazionali, ma paga necessariamente il fatto che governare significa dare risposte che a volte – come il caso della drammatica situazione dell’immigrazione – non sono né semplici né popolari.

E la situazione diventa per lei ancora più difficile perché il suo vicepremier leghista lascia furbescamente al ministro Giancarlo Giorgetti il compito di rappresentare la Lega di governo, mentre lui ha indossato di nuovo la felpa per guidare la Lega di lotta. Così, quella domenica di pochi giorni fa si è trasformata nel paradigma del difficile equilibrio tra Meloni e Salvini: la prima era a Lampedusa accanto alla von Der Leyen per far capire all’Ue che l’Italia non può farcela da sola; lui incendiava e aizzava il popolo del Carroccio, parlando di “guerra” e di “invasione” accanto alla Le Pen invisa – in chiave elezioni europee – non soltanto a Forza Italia, ma anche agli altri gruppi centristi e a settori di Fratelli d’Italia. Eppure, all’incasso – su questa difficile partita – ci sta andando il movimentismo e a volte disinvolto Salvini e non il realismo e il pragmatismo di Meloni. La conferma arriva da due sondaggi, primo realizzato da Tecné il 18 settembre, giornata in cui il Cdm ha varato la stretta sugli immigrati l’altro, da Euromedia, effettuato il giorno seguente. Sondaggi incentrati, appunto, sulle politiche in materia di immigrazione del governo Meloni. Ritenute, da Tecnè, efficaci dal 38,1% degli intervistati e inefficaci dal 49,4%, mentre Euromedia ha chiesto se ci fossero oggi le elezioni “per quale partito voterebbe” e la risposta dice che il partito di Meloni resta in testa con il 27,6%, ma con la risalita della Lega che supera il 10%. Ma la risposta che squaderna le difficoltà del premier e del suo partito è questa: “Pensando al tema dell’immigrazione mi dica se promuove o boccia l’operato del governo Meloni fino a oggi”. Bene, la promozione arriva soltanto dal 25,9% e la bocciatura dal 59,3% (non sa o non risponde il 14,8%). Non solo, ma al governo viene chiesto “maggiore organizzazione” sempre i8n tema di immigrazione dal 45,4%, “maggiore durezza” dal 36,6% e “maggiore apertura e accoglienza” dal 13,2%.

Insomma, dati incontrovertibili anche perché arrivano a ridosso della visita di Meloni a Lampedusa e soprattutto il giorno dopo il Cdm che aveva annunciato una serie di provvedimenti: più Cpr, i centri per il rimpatrio, che hanno provocato malumori anche tra alcuni governatori del centro destra come Fontana della Lombardia e più espulsioni. Dunque, non abbastanza come testimoniano i due sondaggi. Salvini si sfrega le mani, fa il politicamente corretto con Merloni (da qui il suo “Il premier sta facendo miracoli”), ma persegue apertamente le politiche dei due forni. Da un lato plaude i successi sul piano interno del governo; dall’altro, lo incalza invocando provvedimenti decisamente più duri e più drastici, suggerendo soluzioni radicali per fermare quella che appunto ha ribattezzato la “guerra” provocata “dall’invasione”. Il leader della Lega è in piena campagna elettorale. E sembra fare spallucce dell’ingrato ruolo di tessitore cui è chiamato il premier in Europa e ritorna decisamente al passato, usando i toni e le argomentazioni della campagna elettorale delle politiche del 2022. L’obiettivo è abbastanza evidente: recuperare il massimo dei consensi per le europee in grado di consentirgli di spostare decisamente a destra l’asse del centro destra italiano a favore di un’alleanza che veda la partecipazione della Le Pen, dei tedeschi di estrema destra dell’Afd e l’Ungheria di Orban.
Il vantaggio strategico sulla Meloni per adesso è sotto gli occhi di tutti. Il premier è infatti alle prese con una difficile situazione economica e con una manovra di bilancio che si preannuncia irta di ostacoli al punto che lo stesso Giorgetti ha di fatto rimbrottato anche i colleghi della Lega invitando tutti a più miti richieste.
Certo, per il gioco dei vasi comunicanti il centro destra non perde voti. Ma la partita che Salvini pare stia giocando di più pensando al tornaconto della Lega che al bene della coalizione, a lungo andare potrebbe trasformarsi in una pericolosa mina vagante per gli equilibri politici del governo.


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