Esteri

Wagner, il ritorno: mercenari di nuovo al fronte di Bakhmut

di Ernesto Ferrante -


WAGNER: IL RITORNO – Il gruppo di mercenari russi è di nuovo al fronte a Bakhmut. La conferma di Kiev. Mosca accusa Washington e Londra per l’attacco al quartier generale di Sebastopoli

L’ammiraglio russo Viktor Sokolov, comandante della flotta del Mar Nero, dato per morto dagli ucraini nell’attacco del 22 settembre a Sebastopoli, in Crimea, è comparso sul canale Zvezda del ministero della Difesa russo, affermando in un’intervista che i suoi subordinati “stanno completando con successo tutti i compiti assegnati”. Non è chiaro, tuttavia, a quando risalga l’intervista.

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, non ha voluto rilasciare dichiarazioni su quello che è diventato in poche ore un vero e proprio giallo internazionale. “Non ci sono state informazioni da parte del ministero della Difesa – ha detto – Rientra tutto nella loro sfera di competenza e noi non abbiamo nulla da dichiarare”.
Anche la Casa Bianca, attraverso la portavoce, Karine Jean-Pierre, ha mantenuto un atteggiamento prudente. “Abbiamo visto le notizie e certamente siamo a conoscenza del video”, ha tagliato corto Jean-Pierre, aggiungendo che “al momento non ho nulla da confermare”.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha accusato Stati Uniti e Gran Bretagna di essere dietro al raid ucraino. “Non c’è il minimo dubbio, ha osservato durante un briefing, che questo attacco sia stato pianificato in anticipo utilizzando risorse delle intelligence occidentali, attrezzature satellitari della Nato, aerei da ricognizione e sia stato effettuato su istigazione e in stretto coordinamento con i servizi segreti americani e britannici”.
Zakharova ha parlato anche delle forniture di guerra americane, sostenendo che Kiev utilizzerà i missili Atacms “per scopi terroristici” e condurre attacchi contro le infrastrutture civili delle città del Donbass e della Crimea.
La consegna degli aerei da combattimento F-16 promessi dai Paesi Bassi all’Ucraina inizierà il prossimo anno. Lo ha annunciato il ministro della Difesa olandese Kajsa Ollongren in un’intervista a Msnbc, stimando che l’addestramento dei piloti ucraini sui jet di quarta generazione potrebbe richiedere dai sei agli otto mesi.
I droni kamikaze iraniani utilizzati negli ultimi attacchi alle città ucraine sono stati realizzati con componenti europei, stando a un documento segreto inviato dagli uomini di Zelensky ai loro alleati occidentali.

Nella relazione di 47 pagine presentata ai governi del G7 in agosto, si denuncia che nei tre mesi precedenti ci sono stati più di 600 raid con veicoli aerei senza pilota (Uav) contenenti tecnologia occidentale. In base al rapporto ottenuto dal Guardian, “52 componenti elettrici prodotti da aziende occidentali sono stati rinvenuti nel drone Shahed-131 e 57 nel modello Shahed-136”, che ha un’autonomia di volo di 2.000 km e una velocità di crociera di 180 km l’ora.
Nel mirino “ci sono aziende con sede nei paesi della coalizione: Stati Uniti, Svizzera, Paesi Bassi, Germania, Canada, Giappone e Polonia”. L’Iran avrebbe già diversificato “la propria produzione utilizzando una fabbrica siriana nel porto di Novorossiysk, ma la produzione di droni si sta spostando in Russia, nella regione centrale tartara di Alabuga”.
I combattenti del Gruppo Wagner sono tornati a Bakhmut. Lo riferisce un reportage della Cnn sulla controffensiva in corso nell’est. Le truppe ucraine hanno confermato il loro ritorno. Il capo del servizio stampa del Gruppo orientale delle Forze armate ucraine, Ilya Yevlash, ha ha assicurato che non rappresentano una “minaccia significativa”, poiché sono solo circa 500 soldati e mancano della guida di Yevgeny Prigozhin.


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