La lunga notte della Casa green
EDILIZIA CASA GREEN 2030 BALCONI DANNEGGIATI ©imagoeconomica
A Bruxelles, il sole è tramontato alle 18.57: poco meno di mezz’ora prima, si è riunito il trilogo Ue, sul tavolo, il tema della direttiva sulla Casa green. La riunione è già stata convocata sapendo che si sarebbe prolungata “a oltranza”. Con il favore delle tenebre, nella lunga notte brussellese, gli esponenti della Commissione, del Consiglio e del Parlamento europeo si sono incontrati, informalmente ça va sans dire, per decidere del futuro delle nostre case. Del nostro stesso futuro. Non lo ha nascosto nessuno. L’obiettivo è quello di far presto, giungere all’approvazione della direttiva prima che inizi la campagna elettorale. E di allineare le proposte sugli argomenti più spinosi. A cominciare dal calendario delle ristrutturazioni, con il Parlamento che propone di imporre per il raggiungimento della classe energetica E il termine del 2030 e di quello del 2033 per la classe D. Per proseguire, poi, all’uniformizzazione, su scala Ue, dei criteri per il rilascio dei certificati energetici. Tutti i Paesi dovranno rispettare gli stessi parametri. Ma c’è anche il tema più scottante di tutti: quello delle sanzioni. Fare presto e subito, per gli esponenti delle istituzioni Ue, consentirà di portare a termine l’iter della direttiva già entro la fine dell’anno. Poi inizierà la campagna elettorale e allora ciascuno per sé e buon voto a tutti.
Il relatore della proposta sulla casa green, l’irlandese Ciàrlan Cuffe, si è detto felice di vedere che “i negoziati procedono a ritmo serrato” e speranzoso di poter concludere l’iter entro la fine di quest’anno. Sarebbe, ma questo non l’ha detto, il coronamento di una lunga e tribolata carriera politica. Tutta trascorsa sotto l’egida dei Verdi, partito a cui s’è iscritto nel 1982, a 19 anni. Cuffe è un architetto e un urbanista. Tra gli altri numerosi incarichi accademici rivestiti a Dublino, è stato – come si legge nel suo Cv pubblicato sul sito istituzionale del parlamento Ue – visiting lecturer al Gengdan Institute, presso l’University of Technology di Pechino dal 2016 al 2018. È stato membro del parlamento irlandese dal 2002 fino al 2011. Anche lui, come altri politici del suo Paese, ha ammesso di aver utilizzato personale del partito e volontari della sua campagna elettorale, proprio quella che lo portò a centrare l’elezione nel 2002, affinché, spacciandosi per istituti di ricerca indipendenti ma farlocchi, facessero sondaggi tra l’elettorato. Una pratica largamente utilizzata ma, evidentemente, non proprio equa e leale. Cuffe è stato tra gli ultimi ad ammettere di avervi fatto ricorso, nel 2021. Ma la grande controversia legata alla vita politica recente dell’europarlamentare verde riguarda una lettera. Ciàran Cuffe scrisse, a novembre del 2021, agli amministratori delegati delle banche irlandesi chiedendo loro se ritenessero giusto continuare ad accettare le richieste di finanziamento dei giovani agricoltori e allevatori, alla luce del fatto che un aumento del bestiame avrebbe comportato l’innalzamento dei valori di emissioni in atmosfera. Cuffe, del resto, si era già distinto sui temi del climate change, prima di sbarcare a Strasburgo, quando da consigliere comunale a Dublino impose il limite dei 30 chilometri orari nelle zone residenziali della capitale. La missiva ai banchieri, vergata su carta intestata del Parlamento europeo, però, si rivelò un passo falso, per Cuffe. Che venne, rapidamente, sconfessato tanto dal Taoiseach, il primo ministro del governo irlandese, Leo Varadkar, quanto dai suoi stessi compagni di partito che rappresentano una delle forze di maggioranza. Le frasi di Cuffe causarono la protesta indignata dei giovani agricoltori e allevatori irlandesi. Varadkar ammise, in alcuni summit coi suoi, che la lettera era “peggiore di quanto pensassi” e sui Verdi si abbatté il fuoco di fila degli alleati, che chiesero loro di prendere le distanze. Alla fine, dovettero farlo ammettendo che le richieste di Cuffe non rientravano nel loro programma politico e che erano stati all’oscuro dell’iniziativa del loro esponente a Strasburgo. Qualche settimana dopo, lo stesso Cuffe ammise l’errore. O meglio, ammise di aver sbagliato prendendosela coi giovani agricoltori. E soltanto con loro. Pace fatta. O, quantomeno, a dicembre 2022 fu siglata una tregua. Accadde quando Cuffe accettò di incontrare, in videoconferenza, una delegazione del Macra na Feirme, l’associazione dei giovani agricoltori, a cui presentò le sue scuse affermando di essere consapevole della necessità, per le imprese under, già ben poco sostenute dal sistema creditizio irlandese, di ricevere finanziamenti, prestiti e mutui per l’implementazione di attività rurali sostenibili. Ora, con la casa green, ha la possibilità di tornare sugli scudi.
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