Economia

L’inflazione Usa torna a salire

di Cristiana Flaminio -


Mai una gioia, poveri falchi: l’inflazione torna a salire negli Usa nonostante l’avvitamento sui tassi deciso dalla Fed. A settembre, i numeri inchiodano la strategia della banca centrale americana: l’inflazione è superiore alle attese e si stima intorno al 3,7%. Peccato, però, che gli analisti si aspettassero l’inizio della fine. E cioè che l’inflazione si stabilizzasse un decimale sotto, al 3,6%. È questione di centimetri, diceva Al Pacino. Ma a ogni maledetta rivelazione dei prezzi, per i falchi americani è un fallimento. Adesso tutta l’attenzione si sposta sulle decisioni che i banchieri Usa riterranno utile applicare. Non è un mistero che, in America, la ripresa dell’occupazione abbia contribuito a mantenere i prezzi più alti di quanto ci si aspettasse. E di allontanare ancora un po’ l’obiettivo (ormai ideologico…) di contenere l’inflazione al 2%. La previsione che si fa già da mesi è che la Fed deciderà di non continuare a rialzare i tassi ma sceglierà di mantenerli in territorio recessivo per tutto il tempo che sarà necessario a far rientrare l’inflazione. Tuttavia non è da escludere che, con l’aumento imprevisto di settembre, qualcuno possa decidere per un’ultima stretta. Che avrebbe ripercussioni planetarie. A cominciare dall’Europa. Dove troverebbe, in Christine Lagarde e nei suoi sodali, degli allievi zelantissimi. E pronti a innescare un’altra escalation sui tassi. Dopo che, anche in Ue dove i dati economici sono a dir poco desolanti, si è iniziato a parlare di una “tregua”.

Ora che l’inflazione Usa è tornata a salire, tanti temi sono tornati d’attualità. A cominciare dall’opportunità di una strategia che ha causato più di uno scossone all’economia americana, ricordate il terremoto di Silicon Valley Bank e del sistema bancario regionale? Il dibattito rimane aperto.


Torna alle notizie in home