Stati Uniti e Gran Bretagna vogliono sigillare il “Mare Nostrum”
Washington e Londra vogliono mettere in sicurezza il Mediterraneo. Gli Stati Uniti stanno schierando lo Strike group Uss Eisenhower. Come annunciato dalla Us Navy, le imbarcazioni lasceranno il porto della base navale di Norfolk in Virginia nelle prossime settimane.
Poderosa la macchina da guerra azionata, se si considera che l’intero gruppo ha a bordo oltre cinquemila marinai, il terzo Stormo aeronavale, i cacciatorpedinieri Uss Gravely e Uss Mason e l’incrociatore Uss Philippine Sea.
“Lo schieramento del Gruppo Eisenhower è pianificato da tempo, ha precisato la Marina Usa, e condurrà delle esercitazioni all’interno dell’area di responsabilità del Comando europeo Usa a supporto delle attività e operazioni Nato di sorveglianza rafforzata”.
E’ il secondo grande spostamento dopo quello dello Uss Gerald R. Ford verso la parte orientale del Mediterraneo orientale per supportare Israele. Anche in questo caso lo schieramento è notevole: otto squadriglie di aerei d’attacco e di supporto, i cacciatorpedinieri Uss Thomas Hudner, Uss Ramage, Uss Carney e Uss Roosevelt e l’incrociatore Uss Normandy.
Già messo a punto il dispiegamento nella regione di caccia F-35, F-15 e F-16. “L’arrivo di queste forze altamente capaci nella regione è un forte segnale di deterrenza nel caso in cui qualsiasi attore ostile a Israele consideri di provare a trarre vantaggio da questa situazione”, ha affermato il generale Michael “Erik” Kurilla, comandante del comando centrale statunitense.
Gli statunitensi hanno soldati in Giordania, in Siria e nel Golfo Persico, sotto il comando di Centcom. A nord c’è la Turchia, forza della Nato.
La Difesa americana sta aumentando in maniera importante il suo sostegno militare a Tel Aviv. “Noi rimaniamo in costante, continuo contatto con la nostra controparte in Israele per determinare e quindi rispondere alle loro richieste più urgenti”, ha detto un funzionario della Difesa, spiegando che queste comprendono “munizioni di vario tipo e altro equipaggiamento”.
Duplice la direttrice seguita. Da una parte si sta sollecitando “l’industria bellica Usa a velocizzare la consegna di equipaggiamento militare” e dall’altra si sta “valutando quale tipo di munizioni e equipaggiamento sono negli arsenali Usa che possano essere velocemente disponibili per Israele”.
La più grande preoccupazione dei vertici militari a stelle e strisce è che Hezbollah “prenda una decisione sbagliata e scelga di aprire un secondo fronte del conflitto”. Il generale Charles Q. Brown Jr., nuovo capo degli Stati Maggiori Riuniti, ha parlato di un “forte messaggio sul fatto che non vogliamo che questo si allarghi, e l’idea è che l’Iran riceva questo messaggio forte e chiaro”.
Si muove anche la Marina britannica. Le navi Rfa Lyme Bay e Rfa Argus puntano verso il “Mare nostrum” dopo una breve sosta a Gibilterra. Possono disporre di una “Strike Company” e di tre elicotteri Merlin Hc4 (AW101). Prenderanno posizione al largo delle coste israeliane.
Il Primo Ministro inglese, Rishi Sunak, ha chiarito che quello in corso è un segno di supporto al Paese di Benjamin Netanyahu e una precauzione nel caso di una escalation del conflitto. In appoggio è stato schierato anche un velivolo da pattugliamento marittimo P-8 Poseidon della RAF, giunto a Sigonella già venerdì scorso e poi spostatosi sulla base RAF di Akrotiri, Cipro. Ad Akrotiri è inoltre presente in pianta stabile un contingente di caccia Typhoon supportati da aerocisterne Voyager e velivoli cargo.
Sullo scacchiere mediterraneo si incrociano gli interessi geopolitici di diversi attori. E le ricadute di un’estensione delle ostilità possono interessare più “aree di influenza”, con conseguenze disastrose, non solo a breve termine.
Torna alle notizie in home