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Quell’asse fra Meloni e Svp: La sfida per l’Ue modello Tirolo

di Domenico Pecile -


Quell’asse fra Meloni e Svp: La sfida per l’Ue modello Tirolo

Il riassunto, in sintesi estrema, delle elezioni provinciali di Trento e Bolzano è racchiuso in due dati: la netta vittoria del centrodestra (51,8%) e la conseguente riconferma di Maurizio Fugatti alla guida della provincia di Trento e l’inaspettato tracollo della Svp – al suo minimo storico dal 1948 – a Bolzano. Ed è questa provincia che pare destinata a diventare un laboratorio politico non soltanto per formare la nuova maggioranza e la nuova giunta (ma non si esclude neppure un nuovo ricorso alle urne in caso di stallo), ma anche in prospettiva delle prossime elezioni europee.

Non a caso, imboccato dal premier Meloni, il deputato di FdI a urne ancora calde ha annunciato la disponibilità a un accordo con Svp. Ipotesi perseguibile ma certamente in salita che sta, tuttavia, a dimostrare che FdI ha tutta l’intenzione di sparigliare le carte tentando un accordo con una forza che da sempre ha ammiccato al centro sinistra e che sul tema dell’autonomia è andata più volte in rotta di collisione con lo stesso premier cui non aveva dato il voto di fiducia all’insediamento del suo governo.
Dunque, la Svp è arrivata al 34,5% dei consensi mentre alle provinciali di cinque anni fa aveva raggiunto il 41,9%. Al secondo posto con l’11,1% c’è Team K, la civica centrista fondata da Koellensberger, ex consigliere del M5S. Al terzo posto è arrivata la Stf (Sud-Tiroler Freihei, partito indipendentista di estrema destra) che con il 10,9 per ha di fatto raddoppiati i voti del 2018. Entra in consiglio anche Vita, vicina ai No vax.
Per quanto riguarda i partiti italiani, nel 2018 la Lega fu il primo partito con il 14% mentre adesso è crollata al 3% ed è stata superata da FdI che ha raggiunto il 6% e dal Pd con il 3,5%. In crescita i Verdi che raggiungono il 9%. Formare il nuovo esecutivo non sarà facile. La legge prevede infatti che la composizione della Giunta rifletta i gruppi linguistici rappresentanti in consiglio provinciale.

Questo presuppone che la Svp non può semplicemente allearsi con i partiti di lingua tedesca più votati. Né, d’altronde, gli basterebbe allearsi con Lega e FdI perché non arriverebbe ai 18 seggi necessari per ottenere la maggioranza. Insomma, un quadro estremamente complesso perché nemmeno un accordo con un centro sinistra “puro” (Svp, Pd e Verdi) garantirebbe quei 18 seggi. A quel punto il ruolo di Team K pare diventare indispensabile per la formazione della maggioranza. Ma può la Svp permettersi il lusso di formare un governo diametralmente opposto a quello di Roma? Ed è qui che il partito della Meloni (anche per evitare un possibile ritorno alle urne) vuole sparigliare le carte e tentare quello che potrebbe apparire un azzardo e cioè la formazione di un centro destra ancora più allargato. Il tutto con un occhio anche alle prossime europee. Stf ha già detto di sì al possibile accordo.

Gli scogli da superare riguardano lo scontro sul problema autonomia e l’accordo con Stf, partito non certo in sintonia con il Svp. In aiuto della Meloni è già sceso in campo il ministro per gli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli, secondo cui “la legge per l’autonomia differenziata è finalizzata a valorizzare i territori, le competenze e le eccellenze specifiche di ciascuna realtà liberando energie amministrative finora compresse”.
Discorso tutto in discesa, invece, per quanto concerne le elezioni provinciali di Trento dove il netto successo del Centrodestra e del presidente Fugatti è stato la cronaca di una vittoria annunciata. Il campo largo del centro sinistra (Pd, Azione, Iv e altri) si deve accontentare del 37,4%. Scompaiono i 5S. Il Pd si aggrappa al suo 16,66% che gli consente di essere il primo partito. Gongola, invece, tutto il Centro destra e in particolare Salvini (“Lega e civica del presidente hanno oltre il 20%. Lombardia, Lazio, Fvg, Molise e ora Trento: premiata la buona amministrazione con Lega e centrodestra”).


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