Biennale di Venezia, Sangiuliano indica Buttafuoco presidente
Biennale di Venezia, si apre la strada alla nomina ufficiale di Pietrangelo Buttafuoco a presidente. Fino a marzo 2024 rimarrà in carica l’attuale presidente Roberto Cicutto, ma già il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano ha designato il giornalista e scrittore siciliano al vertice della Fondazione La Biennale per i prossimi quattro anni: saranno le Commissioni Cultura di Camera e Senato ad esprimere il proprio parere consultivo, non vincolante, entro il 14 novembre.
Dopo il 14, Sangiuliano potrà firmare la nomina di Buttafuoco e contestualmente indicare l’altro membro di diritto del Mic nel board della Biennale già composto dal sindaco di Venezia Luigi Brugnaro con la carica di vice presidente, e il presidente della Regione Veneto Luca Zaia.
Buttafuoco sostituirà Roberto Cicutto nel 2020 indicato dal predecessore di Sangiuliano, Dario Franceschini. Diverse le reazioni politiche alla designazione, con Fratelli d’Italia che parla di “una scelta qualificata” mentre dal Pd arrivano subito critiche ai parlamentari FdI, accusati di “una concezione padronale e lottizzatoria delle istituzioni culturali: La Biennale non può essere ridotta a uno scalpo”.
Giornalista, scrittore e autore teatrale, laureato in filosofia, Pietrangelo Buttafuoco, 60 anni, è stato redattore del “Secolo d’Italia” e ha collaborato con “L’Italia settimanale”, “Il Giornale”, “Il Foglio”, “Panorama” e “La Repubblica”. Dal 2007 al 2012 è stato presidente del Teatro Stabile di Catania, sua città natale.
Buttafuoco è autore di numerosi libri, tra opere di narrativa e saggi, anche sull’Islam: l’ultimo libro è “Beato lui. Panegirico dell’arcitaliano Silvio Berlusconi”.
Tra i commenti extrapolitici, quello di Giuliano Ferrara che lo chiamò a collaborare a Il Foglio. Ferrara lo definisce “uno che la pensa cento volte diversamente da come la pensiamo in tanti, quasi tutti, uno che ha felicemente e beffardamente ecceduto nella scorrettezza e nella gioventù per lealtà verso le origini, cioè il mito del fascismo familiare”.
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