Esteri

La jihad si allarga. Hamas contro Roma: “Siete aggressori”

di Ernesto Ferrante -


Roma è finita anche nella “lista nera” di Hamas. Sembrano lontani anni luce i tempi in cui gli esecutivi della Prima Repubblica, valorizzando la vocazione euro-mediterranea dell’Italia, riuscivano ad accreditarsi come mediatori nelle principali contese geopolitiche o militari. Dal disastro libico in poi, targato Napolitano-Berlusconi, si è scelto il ruolo di attore belligerante, con tutti gli annessi e connessi, sia in termini di rottura di storiche relazioni, sia sul piano dei rischi per la sicurezza.

“Purtroppo, il governo italiano ha scelto ancora una volta la destra, la parte destra della storia. E’ un errore gravissimo che trasforma l’Italia in una delle parti dell’aggressione contro il nostro popolo”. Sono queste le durissime parole pronunciate nel corso del programma Agorà su Rai3 dal capo del Consiglio per le relazioni internazionali di Hamas, Basem Naim.

“Israele oggi non agisce da solo. Israele agisce per conto di Stati Uniti, Francia, Germania, Regno Unito e purtroppo anche dell’Italia, che ha inviato alcune truppe nel Mediterraneo”, ha aggiunto l’alto funzionario. “Come possiamo affrontare tutto questo? – si è poi chiesto Naim -. Possiamo soltanto dire che la comunità internazionale ha oggi la stessa responsabilità degli israeliani per tutte le stragi commesse ogni giorno contro il nostro popolo”. Un’ accusa in piena regola che rende “bersaglio” chi per anni è stato visto come “ponte”.

Affrontata anche la questione degli ostaggi. La condizione posta è sempre la stessa: “Siamo disponibili a rilasciarli a fronte del cessate il fuoco”. Poi una precisazione che ha destato non poca preoccupazione: “La scorsa settimana il portavoce della Brigata Qassam ha affermato che 50 di loro sono sotto le macerie a causa dei raid di Israele. Non siamo sicuri di come stiano gli ostaggi”.

Le forze israeliane (Idf) hanno segnalato “violenti combattimenti” con i miliziani palestinesi nella Striscia di Gaza, distruggendo un loro deposito di armi nel nord.

Ad al-Zawayda, un’intera famiglia composta da almeno 18 persone, compresi nonni e nipoti, è stata uccisa dopo che un attacco aereo israeliano ha centrato il rifugio in cui si trovavano. A Rafah il fuoco dello Stato ebraico ha investito senza preavviso un grattacielo residenziale. Almeno nove persone sono morte, ma il bilancio è destinato ad aumentare. Il numero delle vittime continua a salire vertiginosamente. Secondo le ultime stime sono 8.525. Circa 3.542 sono bambini.

Quella in corso è anche la mattanza dei giornalisti. Sono già 31 gli operatori dell’informazione che hanno perso la vita dall’inizio del conflitto. A fornire i tragici numeri è il Committee to Protect Journalists (Cpj). Tra i caduti si contano 26 palestinesi, quattro israeliani e un libanese. Il Cpj indaga su informazioni “non confermate di altri reporter uccisi, dispersi, arrestati, feriti o minacciati, di danni a uffici dei media e abitazioni di giornalisti”.

Il Cpj sottolinea che “i giornalisti sono civili che svolgono un lavoro importante in tempi di crisi”. “I reporter nella regione stanno facendo grandi sacrifici per coprire questo conflitto”, ha detto il coordinatore del Committee to Protect Journalists per il Medio Oriente e il Nord Africa, Sherif Mansour.

Il Patriarcato ortodosso di Gerusalemme ha condannato Israele per il bombardamento notturno del suo centro culturale a Gaza City e per il suo “attacco diretto e ingiustificato”. “Questo attacco rappresenta una cruda incarnazione della determinazione ingiustificata di Israele di distruggere le infrastrutture civili e i centri di servizi sociali, così come i rifugi per i civili intrappolati nell’enclave assediata”, ha affermato la chiesa in una nota.

Esmail Qaani, il comandante della Forza Quds, la forza speciale iraniana del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica, si troverebbe in Libano per coordinare un possibile scontro più ampio con Israele. L’uomo è il successore di Qassem Soleimani, il generale iraniano ucciso nel giugno 2020 da un attacco statunitense all’aeroporto di Baghdad.

Negli ultimi dieci giorni avrebbe incontrato i leader dei gruppi armati palestinesi e la leadership di Hezbollah. Fonti della sicurezza citate da Amwaj fanno sapere che mentre la Forza Quds coordina gli alleati dell’Iran in Medio Oriente in una “sala operativa congiunta”, il leader di Hezbollah Hassan Nasrallah ha potere decisionale sulle incursioni dal Paese dei cedri.


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