Campi per i migranti, l’opposizione albanese ricorre alla Corte costituzionale
L’opposizione albanese ricorre presso la Corte Costituzionale del Paese contro la ratifica dell’accordo sui campi per i migranti con l’Italia. Il provvedimento che recepisce l’accordo verrà discussa e votato il 21 dicembre in parlamento a Tirana, dove i socialisti del premier Edi Rama controllano 74 dei 140 seggi. In una lettera alla Corte, l’opposizione chiede che il parlamento sospenda la ratifica di un testo che considerano contrario alla costituzione e al diritto internazionale. L’isolamento dei migranti nei campi in Albania li priva “di ogni diritto che la costituzione albanese riserva agli individui”, si legge nella lettera.
I deputati dell’opposizione affermano che l’accordo è stato concluso senza essere pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, senza consultare l’Onu e affermano che è contrario ai diritti umani. “Questo protocollo costituisce uno dei casi più flagranti di violazione di un insieme di diritti e libertà garantiti dalla Costituzione e dal diritto internazionale”, hanno affermato.
Secondo la legge albanese, la Corte Costituzionale può riesaminare i casi se “non meno di un quinto dei parlamentari” ne fa richiesta. In questo caso, i 28 deputati del Partito Democratico, su 140 deputati in totale, soddisfano i criteri.
Mercoledì la Commissione parlamentare per la sicurezza avrebbe dovuto discutere l’accordo, ma l’incontro si è svolto in un clima di tensione tra i deputati dell’opposizione e quelli della maggioranza. Una delle maggiori critiche è legata alla capacità dell’Albania di ospitare fino a 3mila migranti al mese.
Secondo il protocollo, all’interno del porto di Shengjin, nella zona di Lezha, nel nord dell’Albania, sarà costruito un primo campo per i migranti, che accoglierà quelli soccorsi in mare dall’Italia. Un secondo sito sarà costruito a Gjader, un villaggio dove negli anni ’70, durante l’era comunista, fu costruita un’ex base aerea militare.
“L’Italia utilizzerà il porto di Shengjin e la zona di Gjader per realizzare, a proprie spese, due strutture di ingresso e accoglienza temporanea degli immigrati soccorsi in mare, in grado di ospitare fino a 3.000 persone, ovvero 39.000 all’anno, per accelerare il trattamento delle domande di asilo o eventuale rimpatrio”, si legge nel testo del protocollo, aggiungendo che la giurisdizione sui centri sarà italiana.
“A Shengjin l’Italia gestirà le procedure di sbarco e identificazione e istituirà un centro di prima accoglienza e screening; a Gjader creerà una struttura modello Cpr per le procedure successive. L’Albania collaborerà con le sue forze di polizia, per la sicurezza e la sorveglianza”, aggiunge.
L’accordo recita: “Nel caso in cui, per qualsiasi motivo, venga meno il diritto [del migrante] a soggiornare nelle strutture”, l’Italia dovrà immediatamente trasferire queste persone fuori dal territorio albanese.
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