Esteri

Allarme Oms: nord di Gaza senza ospedali

di Ernesto Ferrante -


Nel nord della Striscia di Gaza non c’è più alcun ospedale funzionante per mancanza di personale, carburante e medicinali. Lo ha denunciato Richard Pepperkorn, rappresentante dell’Oms a Gaza, nel corso di un incontro con i giornalisti. “Attualmente non ci sono più ospedali nel nord che funzionino. L’ultimo rimasto era Al-Ahli, ma adesso è al minimo della sua funzionalità”, ha detto Pepperkorn.
Tel Aviv ha intensificato le sue operazioni militari. Le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno reso noto di aver esteso le manovre di terra nella zona centrale nell’enclave palestinese, con la 99esima divisione impegnata nelle aree a Sud di Gaza City.

La 179esima brigata corazzata di riserva e la 646esima brigata paracadutisti di riserva hanno ucciso membri del battaglione Nuseirat di Hamas e distrutto le infrastrutture del gruppo palestinese, compresi tunnel e depositi di armi. Secondo l’esercito dello Stato ebraico, “sono stati eliminati centinaia di terroristi e trovate armi in bambole per bambini nell’area di Bakshi”. Trovate anche “postazioni di lancio dei razzi, esplosivi, motociclette”. Sono stati distrutti “imbocchi di tunnel, alcuni dei quali dotati di importanti strutture di acqua e elettricità”.

L’orrore non si ferma. Bulldozer israeliani hanno demolito il cimitero di Sheikh Shaban nel quartiere di as-Saha, nella parte orientale della Striscia. “I cadaveri appaiono dissotterrati e schiacciati sotto i bulldozer – si legge su Jazeera – Non è la prima volta che le forze di occupazione demoliscono i cimiteri, distruggendo tombe, riesumando i cadaveri e poi mutilandoli. Parti dei cadaveri, compresi quelli di bambini, sono chiaramente visibili nell’area”.

Raid anche sul Libano dopo l’ennesimo lancio di razzi di Hezbollah. Un’ottantenne è stata uccisa e il marito ferito in un bombardamento israeliano su un villaggio di confine nel sud del Paese dei Cedri. Lo riferisce la libanese National News Agency. Un accordo per una tregua nel conflitto in corso “sembra a portata di mano” e gli Stati Uniti “devono garantire che qualunque cessate il fuoco sia duraturo e porti a una fine del conflitto e dell’assedio umanitario” nei territori palestinesi. Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amirabdollahian, dopo aver incontrato a Doha il premier del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani.

“I negoziati diplomatici indicano che la regione si sta gradualmente muovendo verso un cessate il fuoco e verso colloqui diretti e indiretti che potrebbero porre fine alla situazione catastrofica a Gaza”, ha affermato Amirabdollahian, citato dall’agenzia di stampa Irna. L’Iran ritiene che gli Usa abbiano “responsabilità a livello internazionale” per il loro “sostegno al genocidio dei palestinesi da parte di Israele a Gaza”.

La pesante accusa è stata lanciata dal capo della diplomazia iraniana durante un colloquio telefonico con l’omologo dell’Oman, Sayyid Badr Albusaidi. Albusaidi ha sottolineato la necessità di avere un cessate il fuoco stabile e un invio di aiuti umanitari alla popolazione civile. Sono ormai 20mila le vittime civili provocate dall’offensiva degli israeliani. Nessun dialogo sulle ipotesi di scambio di prigionieri se non dopo la fine dell’aggressione. Lo hanno sostenuto in un comunicato Hamas e le fazioni palestinesi a Gaza.

Israele avrebbe rifiutato un accordo simile a quello raggiunto nel 2011 per il caporale Gilad Shalit per il rilascio di detenuti palestinesi in cambio di ostaggi dalla Striscia. All’epoca furono 1.027. Lo ha rivelato il canale televisivo Al Hadath. La lista di 500 nominativi stilata è stata rifiutata. Il movimento armato di resistenza avrebbe anche chiesto ai negoziatori di fare pressione sulle autorità ebraiche affinché interrompano gli arresti.

I mediatori egiziani continuano a lavorare intensamente per arrivare ad un accordo tra le parti che preveda lo scambio tra un ostaggio israeliano ogni dieci palestinesi attualmente nelle carceri. Prima di dare la sua approvazione definitiva, Israele vuole vedere e valutare bene le richieste, compresi i nomi dei prigionieri che l’organizzazione vuole vengano messi in stato di libertà. Gli Stati Uniti pur ritenendo “seri” i negoziati che si stanno svolgendo al Cairo sulla possibilità di raggiungere una nuova intesa per una pausa dei combattimenti e il rilascio di ostaggi, hanno precisato che le prime discussioni di mercoledì non hanno dato risultati.


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