Grovigli di guerra, la crisi Iran-Pakistan e il Mar Rosso
Il Pakistan ha condannato l’attacco aereo iraniano all’interno dei suoi confini, definendolo una “violazione non provocata del suo spazio aereo”, che potrebbe portare a delle ritorsioni. L’Iran ha riferito all’agenzia di stampa filo governativa Tasnim di aver utilizzato “attacchi con missili di precisione e droni” per distruggere due roccaforti del gruppo estremista sunnita Jaish al-Adl, noto in Iran come Jaish al-Dhulm, nell’area di Koh-e-Sabz, nella provincia del Balochistan sud-occidentale. Il raid ha provocato la morte di “due bambini innocenti”, ha denunciato il ministero degli Esteri pakistano, preannunciando “gravi conseguenze”. “È ancora più preoccupante che questo atto illegale abbia avuto luogo nonostante l’esistenza di diversi canali di comunicazione tra Pakistan e Iran”, si legge in una nota.
L’ambasciatore nella Repubblica islamica dell’Iran è stato richiamato in patria e si è deciso di non consentire “per il momento” il ritorno a Islamabad dell’omologo iraniano iraniano, che ad oggi si trova nel suo Paese. A comunicare i pesanti provvedimenti è stata la portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Mumtaz Zahrah Baloch, all’indomani dell’azione con droni e missili contro la formazione che ha rivendicato diversi attentati nel sud-est iraniano. “Il Pakistan si riserva il diritto di rispondere a questo atto illegale e la responsabilità delle conseguenze ricadrà direttamente sull’Iran”, ha detto la portavoce durante un punto stampa, precisando che “questo messaggio è stato trasmesso al governo iraniano”. Baloch ha aggiunto anche che sono state sospese tutte le visite ad alto livello in corso o previste tra Pakistan e Iran.
Teheran non arretra di un millimetro dalla posizione assunta. “Rispettiamo la sovranità e l’integrità territoriale del Pakistan e dell’Iraq, ma non permetteremo che la sicurezza dell’Iran venga messa a repentaglio. Non giochiamo quando si tratta della nostra sicurezza nazionale”, ha dichiarato il ministro degli Esteri iraniano, Hossein Amir-Abdollahian, nel suo intervento al forum di Davos. “Non tolleriamo la presenza terroristica in Pakistan e la presenza sionista a Erbil. Consideriamo la sicurezza dell’Iraq e del Pakistan come parte della sicurezza dell’Iran”, ha spiegato ancora.
“I nostri missili e droni non hanno preso di mira alcuno dei cittadini del Paese amico e fraterno del Pakistan. Il nostro obiettivo era il gruppo terroristico Jaish-al-Adl, che è basato al confine Iran-Pakistan”, ha proseguito il capo della diplomazia iraniana. Al ministro degli Esteri pakistano, Jalil Abbas Jilani, è stato ribadito il rispetto “della sovranità e l’integrità territoriale del Pakistan” nel corso di un colloquio telefonico.
Secondo Hossein Amir-Abdollahian, “la sicurezza del Mar Rosso è legata a ciò che sta accadendo a Gaza, e se ciò che sta accadendo a Gaza non si ferma, perderemo tutti”. La sua è una vera e propria condizione: “l’ingresso degli Stati Uniti nel Mar Rosso interromperà l’accordo tra Yemen ed Arabia Saudita. Fermare la guerra e il genocidio a Gaza porterà a un accordo per mettere fine al conflitto nella regione”. La Lega Araba terrà nei prossimi giorni una riunione d’emergenza per discutere di quanto accaduto a Erbil, nel Kurdistan iracheno, dove i Pasdaran hanno colpito un quartier generale del Mossad.
Nel corso dei combattimenti nell’enclave palestinese, l’Idf ha recuperato grandi quantità di armi che sarebbero state prodotte in Corea del Nord. A riportarlo è il Jerusalem Post, menzionando il Servizio di intelligence nazionale sudcoreano.
Stimson Research Institute ha pubblicato informazioni che rivelano l’attuale e storica relazione tra la Corea del Nord e Hamas, così come con altre organizzazioni, tra cui Hezbollah, Jihad islamica e Houthi.
La Korea Central News Agency della Corea del Nord ha bollato la notizia come “una voce infondata e falsa”, accusando gli Stati Uniti di cospirare per confondere le acque e cercare di scaricare su altri le responsabilità della sanguinosa guerra in corso.
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