Per Blinken è ancora possibile un accordo tra Israele e Hamas
L’accordo tra Israele e Hamas per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi in cambio di detenuti palestinesi è “ancora possibile”, ma restano questioni “molto difficili” da risolvere. Lo ha dichiarato il Segretario di Stato americano Antony Blinken nel corso di una conferenza stampa a Tirana con il primo ministro albanese Edi Rama.
Mentre continuano i colloqui al Cairo, al Arabiya ha fatto sapere che il movimento di resistenza islamica ha respinto la proposta israeliana di rilascio di tutti gli ostaggi trattenuti ad Haza in cambio della scarcerazione di 1.500 detenuti palestinesi dalle carceri dello Stato ebraico.
Washington teme la catastrofe a Rafah. Il portavoce della Casa Bianca per la sicurezza nazionale, John Kirby, ha rinnovato l’appello alle autorità israeliane a creare un piano per garantire la sicurezza dei civili, prima dell’attacco. “Senza questo piano credibile, una grande operazione a Rafah sarebbe un disastro”, ha detto Kirby.
Anche Canada, Nuova Zelanda e Australia, in una dichiarazione congiunta, hanno avvertito che un’invasione della città sarebbe “devastante” e “catastrofica”, anche perché la popolazione pressata contro il confine egiziano non ha posti sicuri in cui andare.
“Senza un piano per sostituirlo al governo di Gaza, Hamas continuerà a sopravvivere come gruppo terroristico o di guerriglia senza un piano per sostituirlo al governo di Gaza”. E’ l’avvertimento lanciato dall’intelligence militare israeliana in un rapporto consegnato alle autorità. Secondo Channel 12, il documento è stato presentato ai vertici politici israeliani, ai militari e ai funzionari dello Shin Bet.
Il portavoce dell’IDF, il contrammiraglio Daniel Hagari, ha riferito che le truppe israeliane hanno arrestato dozzine di sospetti terroristi all’ospedale Nasser, a Khan Younis. Non ha prodotto risultati, invece, la ricerca di ostaggi.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha incontrato il direttore della Cia William Burns nella base militare di Kirya a Tel Aviv. Come ha spiegato il Times of Israel, erano presenti anche il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar, il consigliere per la sicurezza nazionale Tzachi Hanegbi e il segretario militare Avi Gil. Netanyahu “ha chiesto di sapere se gli ostaggi hanno ricevuto le medicine” consegnate a Gaza il mese scorso, grazie all’intesa che ha coinvolto Francia, Qatar e Stati Uniti.
La strage di operatori dell’informazione sta assumendo proporzioni sempre più ampie. Settantasette dei 99 giornalisti uccisi nel 2023 hanno perso la vita nella guerra tra Israele e Hamas. Lo ha reso noto oggi il Comitato per la protezione dei giornalisti (Cpj), precisando che “nei primi tre mesi della guerra Israele-Gaza sono stati uccisi più giornalisti di quanti ne siano mai stati assassinati in un singolo Paese in un anno intero”. La stragrande maggioranza erano palestinesi. Gli altri cinque sono tre reporter libanesi e due israeliani.
“L’immensa perdita subita dai giornalisti palestinesi in questa guerra avrà un impatto a lungo termine per il giornalismo non solo nei territori palestinesi ma per la regione e oltre – ha affermato l’amministratore delegato del Comitato, Jodie Ginsberg -. Ogni giornalista ucciso è un ulteriore colpo alla nostra comprensione del mondo”.
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