A cinque anni dal boato, in Libano si cerca la verità tra le ombre
Il presidente Aoun garantisce il massimo impegno
Il 4 agosto 2020, alle 18:08, una spaventosa esplosione di 2.750 tonnellate di nitrato di ammonio al porto di Beirut causò la morte di almeno 236 persone, il ferimento di oltre 7000 e la devastazione di ampie parti della capitale libanese. A distanza di cinque anni, chi ha perso i propri cari o il frutto dei sacrifici di una vita, cerca ancora risposte sulle cause del disastro. Nel febbraio di quest’anno, dopo anni di sospensione, sono ripartite le indagini condotte dal giudice Tarek Bitar, ma le ombre non mancano.
I lati oscuri del disastro in Libano
“Progressi nei procedimenti giudiziari” sono “necessari” perché “a cinque anni di distanza, la tragedia e il dolore sono aggravati dalla palese assenza di giustizia”. Lo ha affermato il coordinatore speciale delle Nazioni Unite per il Libano, Jeanine Hennis-Plasschaert.
Dopo il confronto avvenuto la scorsa settimana con i parenti delle vittime, viene sottolineato il “coraggio” con cui molti “continuano” a chiedere di conoscere la verità. “I sopravvissuti, le vittime e le loro famiglie meritano siano pienamente accertate le responsabilità – ha proseguito Hennis-Plasschaert – E lo meritano ora”.
Per il coordinatore speciale delle Nazioni Unite, occorre che “il governo adotti tutte le misure necessarie per accelerare i progressi nei procedimenti giudiziari relativi all’esplosione”.
La posizione degli Stati Uniti e di Aoun
Alle sollecitazioni interne si aggiungono quelle esterne. “Il Libano merita un sistema giudiziario indipendente e imparziale che garantisca giustizia per le vittime, non protezioni per le élite. Siamo al fianco della popolazione del Libano nella sua richiesta siano accertate le responsabilità. Gli Stati Uniti restano impegnati per un Libano sovrano, stabile e prospero, definito dalla sua popolazione, non da forze esterne”, è scritto in un post su ‘X’ dell’ambasciata Usa.
Il presidente libanese Joseph Aoun ha assicurato che sarà fatta “giustizia”. Lo Stato libanese è “impegnato, con tutte le sue istituzioni, per scoprire tutta la verità” e “indipendentemente dagli ostacoli o dall’importanza delle posizioni” delle persone coinvolte, ha continuato Aoun, citato dai media locali.
Papa Leone XIV “desidera esprimere ancora una volta la sua compassione a tutti coloro il cui cuore è ferito o che hanno perso tutto a causa di questa catastrofe. L’amato e sofferente Libano rimane al centro delle sue preghiere”, si legge nel messaggio a firma del Segretario di Stato della Santa sede, cardinale Pietro Parolin, letto dal nunzio apostolico Paolo Borgia durante la veglia svoltasi in Libano.
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