Economia

A conti fatti – Mal di Superbonus, una valanga di guai

di Giovanni Vasso -

epa11288868 Italian Minister of Economy and Finance Giancarlo Giorgetti attends the 49th meeting of the International Monetary and Financial Committee (IMFC), during the 2024 Spring Meetings of the IMF and the World Bank Group (WBG) in Washington, DC, USA, 19 April 2024. The Spring Meetings bring together finance ministers and central bank governors from around the world and run from 15 to 20 April. EPA/MICHAEL REYNOLDS


Una matrioska di guai. Il bilancio dello Stato sulle montagne russe del Superbonus. Bankitalia ha rivelato che il “buco” del solo 2023 è di almeno cinque volte superiore a quanto preventivato nel Def passato. Ballano 77 miliardi. Per un conto complessivo che è pari al Pnrr, 220 miliardi circa. A Giorgetti, dopo il mal di pancia, è venuto anche il mal di testa. “Una macchina infernale”, s’è lamentato il ministro all’Economia, “che ha divorato tutti i risparmi della sanità”. Già, la solita coperta corta, anzi cortissima, del bilancio di Stato. Palazzo Koch ha inoltre consigliato, nel caso in cui le perdite dovessero continuare, di troncare, immediatamente, tutto. E qui si aprirebbe un altro scenario infernale, tra ditte in attesa di incassare i crediti e impalcature che resterebbero vita natural durante ad ornare le nostre città. Intanto incombe la casa green e già si parla di nuovi bonus: “Tutto, ma non un altro Superbonus”, sbuffano da Bankitalia. E dal Mef.

Forza e coraggio, Mirafiori chiude pure a maggio. Altro che trattative, altro che mani tese e responsabilità. Stellantis (presidente John Elkann) dispone la serrata delle “catene” della 500e e della Maserati. Dicono, i manager, che la domanda per le auto elettriche è bassa e che lo Stato non ha ancora disposto incentivi soddisfacenti. Ecco il busillis della questione. Tavoli su tavoli ma per i sindacati è una beffa: “Raschiato il fondo del barile – tuonano i responsabili sindacali della Fiom-Cgil – questo è un altro schiaffone in pieno viso per i lavoratori”.

Si può fare. Il governo non ha messo il veto sul passaggio delle quote di Saras dalla famiglia Moratti al colosso olandese dell’energia di Vitol. L’esecutivo, come si legge in una nota licenziata proprio da Vitol, ha posto solo alcune condizioni procedurali che non risultano ostative alla chiusura del deal. Oggi Vitol detiene 99.480.741 azioni di Saras, rappresentative di circa il 10,461% del capitale sociale. Al completamento dell’operazione, Vitol deterrà circa il 45,48% di Saras. L’offerta pubblica di acquisto prevede che ogni azione sarà pagata 1,75 euro con eventuali rettifiche al ribasso per preservare dividendi.


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