Attualità

A conti fatti

di Giovanni Vasso -

epa11204101 European Central Bank (ECB) President Christine Lagarde addresses a press conference following the meeting of the ECB Governing Council in Frankfurt am Main, Germany, 07 March 2024. EPA/CHRISTOPHER NEUNDORF


A giugno. Se ne parlerà a giugno di tagliare i tassi. L’estate, se tutto andrà bene, sarà più leggera per le famiglie sulle cui tasca grava un mutuo. Ma la Bce non si impegna più di tanto per il futuro. Le parole di Christine Lagarde, governatrice della Banca centrale, sono state chiarissime. Francoforte non s’è impegnata a un programma per la diminuzione del costo del denaro. Come, invece, ha fatto la Fed americana che, pur non avendo ancora abbassato i tassi, ha annunciato che lo farà in tre volte quest’anno. Nel frattempo, la banca centrale svizzera ha scelto di abbassare il costo del denaro di un quarto di punto base portandolo all’1,5. In Europa, per intendersi, il tasso è al 4,50. La notizia vera è che non si tornerà più ai tempi del bazooka, dei soldi a zero, dei tassi regressivi. Non rimarranno sempre tanto alti ma con ogni probabilità c’è da scommettere che sotto la soglia del 2% non scenderanno più. Almeno per un (bel) po’.

Apple, è giunto il redde rationem. Il colosso di Cupertino, diretto dall’amministratore delegato Tim Cook, dovrà rispondere davanti all’Antitrust per l’accusa di monopolio. Le strategie commerciali della società fondata da Steve Jobs sarebbero “deleterie” non solo per i consumatori ma anche per gli sviluppatori di App e software nonché per i competitor. Intanto, in Francia, l’antitrust ha stangato Google per 250 milioni di euro. Tutta colpa dell’Ai, Gemini, che prenderebbe notizie dai siti giornalistici senza una remunerazione trasparente per gli editori.

Confindustria, elezioni con polemica. Antonio Gozzi, che studiava già da underdog della tornata elettorale che stabilirà chi sarà il successore di Carlo Bonomi a viale dell’Astronomia, è stato estromesso dalla corsa dal comitato dei saggi. Nei giorni scorsi sono arrivate le motivazioni. Che hanno fatto arrabbiare, e non poco, il patron di Duferco: “Una scelta politica. I documenti che ho consegnato attestano un consenso di oltre il 20%, da quasi tutti i settori manifatturieri, da territori da nord a sud. Cercherò di tutelare il mio diritto e di chi mi ha appoggiato all’interno delle regole di Confindustria”


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