L'identità: Storie, volti e voci al femminile Poltrone Rosse



Palermo

A Piana degli Albanesi, crocevia storico tra Oriente e Occidente, una giornata di preghiera e studio

di Francesca Gallo -


Al margine dell’altopiano montuoso della provincia di Palermo dove è situata, Piana degli Albanesi, luogo simbolico dell’incontro storico tra l’occidente e l’oriente d’Europa, in un eccezionale sabato di metà novembre, ha accolto un evento di straordinaria rilevanza, di preghiera, memoria e impegno. Piana degli Albanesi non è un luogo qualsiasi. È un borgo identitario, custode di riti antichi, di una lingua che nei secoli ha resistito, di memorie dell’esilio e dell’accoglienza.

L’abbraccio tra Oriente ed Occidente

È proprio qui, dove Oriente e Occidente si sfiorano da oltre cinquecento anni, che la giornata ha preso forma attraverso un momento celebrativo ed un convegno studi sull’attualità della Dottrina Sociale della Chiesa, cornice di una iniziativa che va al di là di un semplice appuntamento culturale, ma che risuona come un richiamo alla responsabilità, alla cura reciproca, ad una pace giusta che non sia solo invocata, ma costruita. Nella quiete di contrada Sklizza, i locali dell’Istituto S.S. Salvatore Padri Basiliani si sono riempiti di partecipanti alla Santa Messa, concelebrata con rito cattolico ed ortodosso, per un dialogo di pace. A presiederla è stato Papas Pecoraro, sacerdote dell’eparchia bizantina, affiancato da monsignor Michele Crociata, don Beniamino Di Martino e don Davide Calantoni, voci della tradizione latina. Tra paramenti dorati, gesti liturgici e profumo d’incenso, nella piccola aula sacra, hanno risuonato antiche melodie, offrendo l’immagine concreta dell’incontro tra l’Oriente bizantino e l’Occidente latino.

L’immagine dell’unità che unisce

L’immagine di un’unità che abbatte il muro delle differenze e che troppo spesso, purtroppo, la storia smarrisce. Il pensiero corre inevitabilmente a quelle terre ferite e martoriate dalla guerra. All’Ucraina, dove le armi continuano a soffocare il dialogo. Si prega per le vittime, per chi fugge, per chi è costretto a cercare rifugio lontano da casa. Un inno alla pace che proprio qui, nel cuore della Sicilia, trova eco nei volti della comunità di un piccolo borgo di poco più di 5 mila abitanti e nella memoria degli esuli che hanno conosciuto l’esilio e l’accoglienza.

La storia del luogo

Piana è il centro dove risiede storicamente la più popolosa comunità albanese, fondata nel XV secolo da gruppi di rifugiati Arbëreshe che cercavano riparo dall’espansione dell’Impero Ottomano. Ancora oggi è non solo il fulcro socioculturale, religioso e politico delle comunità arbëreshe dell’Isola, ma un luogo che ha mantenuto nel tempo la sua identità etnica e culturale, custodendo la lingua albanese, il rito religioso greco-cattolico, le tradizioni. In questo lembo di Sicilia, crocevia di culture, lingue e riti diversi, la giornata del 22 novembre resterà nella memoria collettiva.

Lo svolgimento del convegno “L’attualità della Dottrina sociale della Chiesa”

Terminata la celebrazione religiosa, ha preso l’avvio il convegno sul tema, “L’attualità della Dottrina sociale della Chiesa”, promosso dalla Fondazione Forum della dottrina sociale cattolica e da Radici Cristiane d’Europa ETS, con il patrocinio del Comune di Piana degli Albanesi e la partecipazione di “Libertà è Democrazia”. La sala si è riempita di studiosi, sacerdoti, docenti, semplici fedeli, che hanno dibattuto della DSC, intesa come bussola per un tempo attraversato da conflitti, ingiustizie e smarrimenti.

Le dichiarazioni

La DSC è il fulcro della nostra attività, ha spiegato Giancarlo Affatato, Presidente e Coordinatore Nazionale di ‘Libertà è Democrazia’, tra gli intervenuti al convegno. Essere qui oggi, in una sede ecclesiastica così importante, è per noi motivo di grande soddisfazione. Ciò vuol dire che ‘Democrazia è Libertà’ ha centrato la sua mission, i cui principi cardine si basano sul sociale e su tutto ciò che ruota attorno ad esso: il lavoro, la dignità, la sicurezza, il supporto a giovani ed anziani. Diamo voce ad un partito nuovo – aggiunge il presidente di ‘Democrazia è Libertà’ – e con la nostra dichiarazione d’intenti a cui ci ispiriamo nel definire obiettivi e strategie d’intervento, siamo già riusciti a catalizzare l’attenzione di gran parte del mondo cattolico”. Ai lavori congressuali, a cui ha portato il saluto l’amministrazione comunale di Piana degli Albanesi, hanno preso parte diversi relatori del mondo accademico, civile ed ecclesiale. Ruolo di primo piano per Don Beniamino Di Martino che nel suo intervento introduttivo ha guidato la platea alla riflessione con il passo sicuro di chi da anni studia l’importante patrimonio di pensiero. La sua non è stata semplicemente una lectio magistralis, ma un viaggio dentro quella tradizione che la Chiesa ha modellato attorno alla dignità umana, ai diritti sociali, alla pace. Tra gli interventi, quello di padre Adriano Frinchi, diacono della Chiesa Ortodossa Russa, che ha portato la voce dell’Oriente cristiano; del professor Mario Ferrante, ordinario di Diritto Ecclesiastico presso UNIPA; del professor Salvatore Lo Bue, docente di storia della poesia presso il Dipartimento di Pedagogia e Psicologia; del professor Michele Gelardi, docente di diritto e opinionista del nostro quotidiano. “Credo che la concelebrazione eucaristica odierna, di rito latino e bizantino insieme, come simbolo della pacifica convivenza occidente-oriente – commenta il professor Michele Gelardi – possa dare un senso profondo all’invocazione della pace, in un tempo in cui spirano forti venti di guerra.

La base cristiana comune

Questa giornata non è un evento isolato – conclude Gelardi – è la dimostrazione che, al di là delle differenze, c’è la base cristiana comune. Il percorso deve continuare: Piana degli Albanesi si proponga al dialogo interreligioso e all’aspirazione universale alla pace, come una novella Assisi”. Spenti i riflettori, rimane la sensazione che qualcosa di grande sia stato consegnato all’umanità, forse anche solo un segno che da un piccolo luogo di incontro come Piana degli Albanesi possa ancora partire un messaggio capace di attraversare i confini e farsi ascoltare. Un messaggio di pace, radici e futuro.


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