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A spasso tra colori e sapori sulla Strada dell’Olio

di Alessandra Iannello -


La Strada dell’Olio è un itinerario che si snoda lungo un’Umbria minore, ma proprio per questo, ancora più affascinante perché porta alla scoperta di luoghi poco conosciuti. Nella Strada si trovano percorsi sensoriali che appagano il gusto grazie a degustazioni in luoghi autentici, la vista andando alla scoperta di isolati artisti del territorio, il tatto con la visita alle botteghe artigiane e l’olfatto attraverso rilassanti passeggiate guidate dai profumi delle erbe e dei fiori, magari a dorso d’asino. Uno di questi itinerari è la “Fascia olivata Assisi – Spoleto”, un panorama di oltre 40 chilometri dove gli oliveti (9mila ettari di terreno e quasi 1milione e 500mila piante) che ricoprono i pendii, la disposizione delle piante, i muretti, le specie coltivate, il sistema produttivo e gli insediamenti tradizionali, disegnano un paesaggio unico. La “Fascia olivata Assisi-Spoleto” è tra le principali aree olivicole della Regione e conserva un rapporto tra olivicoltura e storia particolarmente forte. Qui borghi storici, castelli e complessi religiosi si trovano immersi negli oliveti che ricoprono le pendici delle colline, arricchiti da terrazzamenti, lunette e ciglioni, mentre nella parte pianeggiante, querce monumentali delimitano i seminativi. Questo territorio è custode di un patrimonio storico artistico dal valore inestimabile, che si dipana fra Assisi, Spello, Foligno, Trevi e Campello sul Clitunno, dove si trovano non solo i luoghi francescani o gli Eremi monastici (come l’Eremo delle Carceri e l’Eremo di Sant’Antonio), ma anche le Abbazie Benedettine (San Masseo e San Benedetto ad Assisi, San Silvestro a Spello, Sassovivo a Foligno, Santo Stefano e San Pietro a Trevi, San Ponziano a Spoleto), e le innumerevoli Chiese romaniche sparse lungo i percorsi medievali. In particolare, c’è un itinerario che tocca i siti della civiltà longobarda in Umbria, dove si era formato il potente Ducato di Spoleto, e dove si trovano i siti Unesco di Spoleto e Campello sul Clitunno. A Spoleto è da visitare la basilica di San Salvatore, frutto del reimpiego di spolia, ovvero di materiale di edifici di epoca romana, e dell’utilizzo di elementi decorativi scolpiti a imitazione di quelli classici. L’area a tutela della basilica, comprende il centro storico e si estende fino alla Rocca Albornoziana, dove è ubicato il Museo Nazionale del Ducato di Spoleto che raccoglie le più importanti testimonianze longobarde. Siti d’interesse a Campello sul Clitunno sono il nucleo antico di Campello Alto, raccolto attorno al castello di forma ellittica d’aspetto trecentesco ma fondato nel X secolo dal cavaliere borgognone Rovero di Champeaux (da cui Campello), e l’area naturalistica delle fonti del Clitunno, già celebrata e frequentata in epoca romana. Qui si trova il Tempietto del Clitunno, sacello costruito in epoca longobarda, tra gli inizi del VII secolo e il pieno VIII secolo, in forma di tempio corinzio adoperando, come nel caso di Spoleto, materiale romano di reimpiego. Una tipicità che accumuna i due siti è la Crescionda, che nella sua prima versione si fa risalire al Medioevo, al periodo del Ducato di Spoleto, quando si prediligeva nelle pietanze il contrasto agro-dolce. La ricetta originaria prevedeva infatti, uova, pan grattato, brodo di gallina, formaggio pecorino, raschiatura della buccia di un limone e zucchero. Oggi la Crescionda è un dolce composto di tre stati differenti: il primo è fatto di amaretti e farina, il secondo ha una consistenza simile a quella di un budino e il terzo, sottile, di cioccolato.


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