Economia

A Taranto il primo parco eolico offshore del Mediterraneo

di Alessio Gallicola -


Quattordici anni dalla presentazione del progetto ma alla fine è arrivato “Beleolico”, il primo parco eolico marino del Mediterraneo, inaugurato a Taranto. E’ il primo ad essere realizzato nel mare italiano e vanta caratteristiche importanti: è formato da dieci turbine, che gli conferiscono una potenza complessiva di 30 megawatt ed è in grado di produrre fino a 58 mila megawattora all’anno, utili a coprire il fabbisogno annuo di energia elettrica di 60mila persone. Secondo le stime dell’azienda che l’ha costruito, l’impianto resterà operativo per almeno 25 anni e consentirà di risparmiare 730mila tonnellate di CO2.
Beleolico è la prima di una serie di infrastrutture che, stando al piano del ministero della Transizione ecologica, dovrebbero consentire di raggiungere l’ambiziosa capacità produttiva di 114 gigawatt entro il 2030 derivanti da fonti rinnovabili (idroelettrico, fotovoltaico, centrali a biomasse e geotermiche). Al momento gli impianti operativi in Italia erogano una potenza di 56 gigawatt, per raggiungere gli obiettivi del piano sarà necessario costruire strutture da cui ricavarne altrettanti nei prossimi otto anni, con una media quindi di 7 gigawatt all’anno. Un’autentica impresa, soprattutto se si considera la lunghezza del percorso autorizzativo per simili impianti.
Da questo punto di vista la storia di Beleolico è quanto mai significativa. Presentato nel 2008, il progetto ha visto la luce solo 14 anni dopo, a causa dell’opposizione delle associazioni ambientaliste, con cui la società che lo ha costruito ha dovuto mediare negli anni, ma soprattutto in conseguenza di ben due ricorsi presentati dall’Amministrazione comunale di Taranto.
L’eolico in mare è una tecnologia che porta vantaggi nel campo della produzione di energia da fonti rinnovabili, perché sfrutta il vento del mare che ha una forza maggiore. In questo modo Beleolico è in grado di generare più energia rispetto ad un impianto eolico sulla terraferma, oltre ad offrire grandi vantaggi anche per l’ambiente, perché non occupa un suolo fisico, riduce la produzione di Co2 ed in generale offre un contributo al percorso di transizione ecologica ed energetica che l’Italia ha intrapreso.
Secondo Terna, che gestisce la rete elettrica nazionale, le richieste di collegamento alla rete si concentrano a sud e nel nordest della Sardegna (7.520 megawatt), nel Canale di Sicilia (per la Sicilia 7.329), al largo della Puglia, del Molise e della Basilicata (in tutto 11.568 megawatt), attorno alla Calabria (1.733) e nello stretto di Messina davanti a Reggio Calabria. Marginali le coste di Campania, Lazio e Abruzzo (2mila megawatt), Marche e Toscana (599) e regioni del Nord Italia (900 megawatt).


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