È durato poco più di un’ora il colloquio a Palazzo Chigi tra la premier Giorgia Meloni e il presidente dell’autorità palestinese Mahmoud Abbas, conosciuto anche come Abu Mazen. In mattinata era stato ricevuto al Quirinale dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, mentre giovedì aveva incontrato in Vaticano Papa Leone XIV.
La gratitudine di Abbas per il supporto italiano
Abbas ha espresso grande apprezzamento per il sostegno umanitario dell’Italia e in particolare per l’accoglienza dei bambini feriti a Gaza, per l’addestramento delle forze di polizia palestinesi, la partecipazione alla missione di monitoraggio europea al valico di Rafah e la cooperazione in materia di sicurezza. Il leader palestinese ha assicurato che non ci sarà spazio per Hamas nel futuro governo dell’enclave palestinese. A raggiungere lo stesso obiettivo mira anche il presidente statunitense Donald Trump, il cui piano prevede prima il disarmo militare e poi quello “politico” del movimento islamico di resistenza. La cosa appare tuttavia difficile da realizzare in tempi brevi, se si considera il forte radicamento sociale dei miliziani. Il Board of peace trumpiano sarà una sovrastruttura impiantata in un’area su cui la stessa Anp ha una presa ridottissima.
Gli argomenti dell’incontro tra il leader palestinese e Mattarella
Abbas e Mattarella hanno discusso delle relazioni bilaterali e dell’importanza di rafforzarle. Il capo dello Stato italiano è stato informato sugli ultimi sviluppi nella regione, inclusi gli sforzi per garantire un cessate il fuoco duraturo, l’ingresso degli aiuti umanitari nella Striscia e la supervisione del completo ritiro dell’esercito israeliano. Affrontata anche la spinosa questione dell’escalation israeliana in Cisgiordania, con la continua espansione degli insediamenti, protetta dal governo di Benjamin Netanyahu, e la violenza dei coloni contro i civili palestinesi. Negli ultimi tempi, si sono moltiplicati gli assalti ai luoghi santi islamici e cristiani. “Occorre procedere con grande concretezza per gli aiuti umanitari e la ricostruzione di Gaza e verso la creazione di due Stati nella regione. Questi obiettivi passano attraverso il disarmo di Hamas e il forte coinvolgimento dei Paesi arabi”, ha affermato Sergio Mattarella.
L’accusa delle Nazioni Unite a Israele
Le Nazioni Unite hanno denunciato che a Gaza continuano ogni giorno “detonazioni di edifici residenziali in diverse aree dove l’esercito israeliano è ancora dispiegato, in particolare a est di Khan Younis, a est di Gaza e a Rafah”. Il portavoce Farhan Haq ha evidenziato inoltre i continui attacchi militari israeliani nei pressi o a est della cosiddetta “Linea Gialla”, che hanno provocato vittime, soprattutto nella città di Gaza e nei governatorati di Deir al Balah e Khan Younis.
I militari di Tel Aviv hanno effettuato diversi arresti in varie città della Cisgiordania. Ad Abu Dis, a est di Gerusalemme, è toccato a due fratelli diciassettenni. Raid sono stati segnalati nella zona di Tulkarem, dove quattro persone sono state fermate.
L’Unifil richiama Tel Aviv per i raid in Libano
La missione delle Nazioni Unite nel Libano meridionale (Unifil) ha chiesto a Israele di cessare immediatamente tutte le violazioni della risoluzione 1701, dopo gli attacchi aerei israeliani a Tayr Dibbah, Taibe e Ayta al Jabal, all’interno dell’area di operazioni dei caschi blu. Unifil ha esortato Hezbollah ad astenersi da qualsiasi risposta che possa far peggiorare ulteriormente la situazione.
“Sia il Libano che Israele devono rispettare gli obblighi previsti dalla risoluzione 1701 e dall’intesa raggiunta a novembre, per evitare di mettere a repentaglio gli attuali progressi duramente conquistati”, ha proseguito Unifil. Quelle di israeliane costituiscono chiare violazioni della risoluzione 1701 del Consiglio di sicurezza. Si verificano mentre le Forze armate libanesi stanno intraprendendo operazioni per controllare armi e infrastrutture non autorizzate nell’area del Litani meridionale. Qualsiasi azione militare “minaccia la sicurezza dei civili e mina i progressi compiuti verso una soluzione politica e diplomatica”. Le forze di peacekeeping “continuano a sostenere sia il Libano che Israele nell’attuazione della risoluzione 1701 e sono sul campo con i soldati libanesi, lavorando per ripristinare la stabilità nel Libano meridionale”.
I servizi di sicurezza messicani, secondo Axios, avrebbero sventato la scorsa estate un piano dell’Iran per assassinare l’ambasciatrice israeliana in Messico.