Esteri

Abu Mazen punta sul moderato Mustafa, Hamas insorge. I dem Usa bocciano Netanyahu

di Ernesto Ferrante -


Il presidente Abu Mazen ha nominato Mohammed Mustafa primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese. Mustafa, considerato moderato e filo-occidentale, ha studiato alla George Washington University di Washington ed è membro indipendente del comitato esecutivo dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

E’ stato vice primo ministro per gli affari economici, ha ricoperto un posto nel consiglio di amministrazione del Fondo di investimento per la Palestina e ha lavorato presso la Banca Mondiale. E’ stato anche consulente del governo del Kuwait e del fondo sovrano dell’Arabia Saudita, il Public Investment Fund.

Dal 2007, il controllo dei territori palestinesi è diviso tra l’Autorità palestinese di Abu Mazen in Cisgiordania e Hamas nella Striscia di Gaza.

La Casa Bianca ha accolto con favore l’investitura. “Sosteniamo la formazione di un esecutivo di riforma il primo possibile”, ha dichiarato la portavoce del Consiglio di Sicurezza nazionale Usa, Adrienne Watson. “Un’autorità palestinese riformata è essenziale per ottenere risultati per il popolo palestinese e stabilire le condizioni per la stabilità sia in Cisgiordania che a Gaza”, ha aggiunto.

Contrarietà è stata espressa da Hamas, che ha parlato di decisione “unilaterale”. Si tratta, secondo il gruppo, “di un rafforzamento della politica di esclusione e di un approfondimento della divisione, in un momento storico cruciale, in cui il nostro popolo e la sua causa nazionale hanno un disperato bisogno di consenso e unità”. Il movimento di resistenza palestinese ha poi invocato “elezioni democratiche con la partecipazione di tutte le componenti del popolo palestinese”.

Si allarga la frattura tra Biden e Netanyahu. Il leader della maggioranza al Senato, il democratico Chuck Schumer, ha esortato Israele a tenere “nuove elezioni” per “apportare alcune significative correzioni di rotta”. “La coalizione di Netanyahu non soddisfa più i bisogni di Israele”, ha attaccato Schumer, descrivendo il premier israeliano come “un ostacolo alla pace”. “Il popolo israeliano è soffocato in questo momento da una visione di governo bloccata nel passato”, ha proseguito.

“Conosco il primo ministro Netanyahu da molto tempo. Anche se in molte occasioni siamo stati in forte disaccordo, rispetterò sempre il suo straordinario coraggio per Israele dimostrato sul campo di battaglia da giovane. Credo che nel suo cuore la sua massima priorità sia la sicurezza di Israele. Tuttavia, credo anche che Netanyahu abbia smarrito la strada permettendo alla sua sopravvivenza politica di avere la precedenza sugli interessi dello Stato ebraico”, ha affermato Schumer nel suo discorso al Senato.

Per l’esponente della comunità ebraica americana con l’incarico più alto in seno alle istituzioni statunitensi, la soluzione dei due Stati è “l’unica realistica e sostenibile” ma ci sono “quattro ostacoli principali”, tra i quali Hamas e Netanyahu, e “Israele non può sperare di avere successo come paria osteggiato dal resto del mondo”.

Il presidente Joe Biden ha giudicato “un buon discorso” quello del suo compagno di partito.

Tensione ma nessun disordine durante il primo venerdì di Ramadan. Per la polizia israeliana in 50mila hanno partecipato alla preghiera presso la moschea di al-Aqsa a Gerusalemme. Per il Waqf, organismo giordano che gestisce il luogo sacro islamico, sono stati invece 80 mila. Le autorità di Tel Aviv hanno limitato l’accesso, autorizzando solo gli uomini sopra i 55 anni, le donne sopra i 50 anni e i bambini sotto i 10 anni.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha approvato i piani d’azione a Rafah, nell’enclave palestinese. A riferirlo è stato il suo ufficio, sottolineando che l’esercito si sta preparando all’operazione e all’evacuazione della popolazione dalla zona. Freddezza sulle richieste di Hamas riguardo ai negoziati per la liberazione degli ostaggi, bollate come “infondate”. Una delegazione israeliana partirà per Doha, in Qatar, dopo che il gabinetto di sicurezza politica avrà approvato la posizione dello Stato ebraico.

Almeno “21 persone sono state uccise” e 155 ferite a Gaza dopo che “soldati israeliani hanno aperto il fuoco su una folla in attesa di aiuti umanitari nel nord della Striscia”. A denunciarlo è il ministero della Sanità di Hamas: “Le forze di occupazione israeliane hanno preso di mira un gruppo di cittadini in attesa di aiuti umanitari presso una rotatoria di Gaza City. Il bilancio delle vittime trasportate all’ospedale di al-Chifa è stato rivisto a 20 morti e 155 feriti”.

Israele ha negato l’accaduto. “Mentre l’esercito sta indagando sui dettagli dell’incidente con la necessaria serietà, invitiamo i media ad agire in modo simile e ad affidarsi solo a fonti affidabili”, ha scritto su X il portavoce in lingua araba dell’esercito, Avichay Adraee.

Gli israeliani hanno incolpato palestinesi armati di aver aperto il fuoco mentre civili di Gaza erano in attesa dell’arrivo del convoglio di aiuto. “Appena il convoglio di 31 camion è entrato nella striscia, ha denunciato l’Idf, i palestinesi armati hanno continuato a sparare quando la folla di residenti di Gaza ha cominciato a saccheggiare i camion”.

L’Australia ha annunciato che riprenderà a finanziare l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (Unrwa). “Secondo le valutazioni delle nostre agenzie e del governo, l’Unrwa non è una organizzazione terroristica”, ha fatto sapere la ministra degli Esteri australiana Penny Wong, precisando i 4 milioni di dollari previsti verranno erogati dopo che l’agenzia umanitaria avrà accettato di introdurre ulteriori garanzie. Anche la Danimarca ha messo a disposizione il suo contributo di 105 milioni di corone danesi (quasi 15 milioni di euro).


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