Accordi di Oslo: una storia fatta di speranze e opportunità
Ci sono momenti nella storia in cui tutto sembra possibile. Il 13 settembre 1993 fu uno di quei giorni. Nell’impeccabile giardino della Casa Bianca, davanti alle telecamere del mondo intero, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat si strinsero la mano. Quella stretta di mano non era solo un gesto di diplomazia. Era la materializzazione di un sogno che generazioni di madri avevano sperato per i propri figli soldati, la speranza che quel pezzo di terra benedetta e maledetta potesse finalmente trovare pace. L’ONU attraverso 69 Risoluzioni ammonì Israele intimando il ritiro dai territori occupati – principio base del diritto internazionale: non si può occupare ciò che viene preso con la forza -. Nel 1993 alcuni diplomatici norvegesi quali Johan Jørgen Holst – ministro degli Esteri norvegese -, insieme a Terje Rød-Larsen e Mona Juul, organizzarono tra le parti, degli incontri riservati. Da una parte Ahmed Qurei per i palestinesi, dall’altra Uri Savir per Israele. Il risultato? La “Dichiarazione dei Principi”. Per la prima volta, Israele riconosceva l’OLP come rappresentante legittimo dei palestinesi. L’OLP riconosceva il diritto di Israele ad esistere e rinunciava alla lotta armata. Israele si sarebbe ritirata da Gaza e Gerico, poi in cinque anni da altri territori. I palestinesi avrebbero avuto la loro Autorità Nazionale, con governi eletti democraticamente. E intanto avrebbero gestito scuole, ospedali, welfare e anche il turismo. Al centro di tutto c’era Yitzhak Rabin nato a Gerusalemme nel 1922, aveva passato la vita nell’esercito – era uno dei fondatori del “Palmach – corpo d’élite israeliano -. Per decenni, Rabin era stato l’uomo dell’equilibrio e garante della pace. Quando divenne primo ministro nel 1992, portò con sè l’autorevolezza del soldato e la saggezza di chi aveva capito che per avere davvero sicurezza e benessere, serviva la pace. Nel 1994 arrivò anche il Nobel per la Pace, insieme ad Arafat e Peres. La sera del 4 novembre 1995, in quella che oggi chiamiamo Piazza Rabin (ma allora era Piazza dei Re d’Israele), c’era una grande manifestazione per la pace. Yigal Amir – estremista di destra – si avvicinò a Rabin e gli sparò tre colpi. Amir voleva fermare la restituzione di quella che considerava la “Terra di Israele” nella sua interezza biblica. La destra israeliana aveva condotto mesi di campagne velenose contro Rabin. L’odio aveva dato i suoi frutti. Nel 1996 Netanyahu, oppositore storico di Oslo, vinse le elezioni. Nel 1993 i coloni nei territori occupati erano circa 110mila. Oggi sono oltre 700mila. La lezione che non abbiamo imparato La storia di Oslo è la dimostrazione di quanto gli estremisti possano essere più forti dei moderati e di quanto il male, troppo spesso, trionfi sul bene.
Torna alle notizie in home