Esteri

Accordo Italia-Serbia sulla rotta balcanica

di Domenico Pecile -


Il governo ha deciso di inserire i Balcani come priorità strategica, in senso economico, politico e ovviamente anche sul fronte dell’immigrazione. Lo ha affermato il vicepremier e ministro degli Esteri, Antonio Tajani, al termine della conferenza stampa tenuta ieri assieme al presidente serbo, Alexandar Vucic, al termine del primo forum bilaterale tenutosi a Belgrado. Nel corso dell’incontro è stato sottoscritto l’accordo italo-serbo tra i settori agroalimentari. Il memorandum firmato nell’ambito del Business and Science forum Italia-Serbia sancisce la collaborazione tra le filiere agricole e alimentari dei due Paesi rappresentati da Filiera italiana (150 le nostre imprese presenti al forum) per la parte del nostro Paese e dall’Associazione dell’Agricoltura e dell’Industria alimentare della Camera di commercio e dell’Industria della Serbia. Ma, come detto, nell’incontro non è mancato un approfondimento sulla situazione dell’immigrazione relativa alla rotta balcanica. L’Italia ha grandi aspettative sul ruolo che la Serbia può giocare da qui in avanti per fronteggiare un fenomeno che rischia di diventare incontrollabile e gestito senza la necessaria regia per evitare che ogni Paese prenda i provvedimenti senza confrontarsi con gli altri membri dell’Unione europea. “La Serbia – ha commentato il ministro degli Esteri – può giocare un ruolo fondamentale insieme al nostro Paese per garantire la stabilità in un’area che incide anche sui fenomeni migratori, sulla crescita economica e sulla pace”. L’Italia – ha aggiunto Tajani – vuole essere protagonista nei Balcani occidentali perché ritiene questi Paesi degli interlocutori privilegiati e anche partner strategici. La Serbia può giocare un ruolo fondamentale insieme a noi per garantire la stabilità in un’area che incide anche sui fenomeni migratori, crescita economica e pace. Più creiamo benessere più avremo possibilità di chiudere stagioni di guerra”. Nel corso dell’incontro, il presidente Vucic ha ribadito il no all’indipendenza del Kosovo e all’ingresso nelle Nazioni unite. “Lo ripeto tutti i giorni e la mia posizione non è cambiata – ha aggiunto – e tutto il resto, quello che riguarda la normalizzazione dei rapporti, il normale rapporto tra serbi e albanesi, migliori relazioni senza tensioni e scontri la Serbia è pronta ad accettarlo e la Serbia lo attuerà. Vedremo se lo stesso faranno gli altri”.
L’incontro italo-serbo ha riportato all’attualità il problema della rotta balcanica. Il capoluogo del Fvg è chiamato la Lampedusa del Nord. Proprio in questi giorni la Regione, come l’esecutivo aveva annunciato nel gennaio del 2020, ha reso noto l’acquisto di 65 fotocamere o foto trappole per potenziare il controllo del territorio lungo il confine. Di queste, 50 sono quelle distribuite nel capoluogo giuliano: e più nel dettaglio 20 alla Questura, 10 ai Carabinieri, 10 alla Guardia di finanza e le rimanenti alla polizia municipale, mentre le restanti 15 saranno consegnate alla Questura di Gorizia. Si tratta di strumenti mobili da collocare nelle zone boschiva tra Italia e Slovenia, vale a dire lo sbocco della rotta balcanica. Il provvedimento sta suscitando diverse perplessità. Il questore di Gorizia sostiene che “le foto trappole permettono di filmare il passaggio degli immigrati, ma se questi chiedono asilo politico, dal punto di vista legale la situazione resta invariata”. Anche perché – è stato ancora il suo commento – “bisogna tenere presente che la Slovenia sul tema delle riammissioni non è affatto collaborativa”. L’iniziativa è stata aspramente stigmatizzata dal centro sinistra e dall’Ics (Consorzio italiano solidarietà) secondo cui l’uso delle foto trappole non rappresenta un freno. E poi, come ha detto il Questore di Gorizia, “un migrante appena a Trieste può chiedere l’asilo politico e dunque…”. Scettica anche la polizia di frontiera. Il commissario di polizia e segretario regionale del Sap, Olivo Comelli, ritiene che le foto trappole non siano un deterrente: “Se servono per contrastare gli ingressi illegali? Assolutamente no”. Comunque sia, la rotta balcanica è destinata- complice la bella stagione – a ripartire in grande stile, se mai si era fermata. A gennaio del 2022 tra rintracci e presentazioni spontanee negli uffici di polizia di frontiera il numero dei migranti non superava i 150-170 mentre in quello del 2023 è stata superata quota mille. E il sistema di accoglienza di Trieste e Gorizia da tempo allo stremo e ha raggiunto il limite, come ha avuto modo di dire il prefetto del capoluogo giuliano, Pietro Signoriello.


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