Politica

Accuse, veleni e big contro. Vedi Napoli e poi… Di Maio

di Edoardo Sirignano -


Una poltrona per quattro. Non è il titolo di un film, ma quanto sta accadendo nel collegio uninominale di Napoli. Non basta l’alleanza col Partito Democratico per garantire un seggio sicuro a Luigi Di Maio. Le difficoltà per il ministro degli Esteri aumentano giorno dopo giorno. Il titolare della Farnesina starebbe trovando un cammino tutto in salita oltre i confini di Pomigliano e Nola. Il capoluogo partenopeo si starebbe rivelando un vero e proprio inferno dantesco per il leader di Impegno Civico.

L’appoggio del sindaco Gaetano Manfredi, tra l’altro più a parole che nei fatti, non garantisce tranquillità. A parte la Ztl, Chiaia, Vomero e qualche area dove contano ancora truppe cammellate e apparati, l’ape non riesce a entrare nel cuore della città alle pendici del Vesuvio. La stessa Fuorigrotta, il quartiere dove c’è lo stadio e in cui il fedelissimo di Draghi faceva il bibitaro, questa volta, potrebbe vacillare. Non basta dire, quindi, che quel collegio è sempre andato al centrosinistra per banalizzare una partita, che tutto è tranne che scontata.
I pericoli maggiori arriverebbero proprio da Scampia, Soccavo e Pianura. Nel set di Gomorra c’è un nemico imprevisto. A parte il vento del momento che tira a destra e che a queste latitudini quindi si chiama Mariarosaria Rossi, la vera novità è la resistenza 5 Stelle. Tanti i percettori del reddito di cittadinanza che non abbandonano il Movimento, ovvero quella forza che gli ha reso la vita più semplice. Ecco perchè l’ex ministro Sergio Costa, candidato sicuramente non debole, batte ogni singolo palazzo, così come i fedelissimi di Conte. La mancata candidatura dell’avvocato di Volturara Appula in Campania non si traduce in un mollate le armi, probabilmente il contrario. Il vero incubo di Giggino, però, si chiama Roberto Fico. Il presidente della Camera dei Deputati, pur non potendosi candidare per la famosa regola del doppio mandato, non solo avrebbe piazzato un alter ego a tirare la volata, ma starebbe trattando in prima persona accordi con quella sinistra stanca di De Luca e delle scelte calate dal Nazareno. La svolta a sinistra, voluta da Grillo, aprirebbe un portone verso Palazzo San Giacomo per chi adesso coordina i lavori a Montecitorio. Un obiettivo così ambizioso, però, non ammette ritardi e quindi quale migliore occasione per rinsaldare legami con gli scontenti di Manfredi e con chi non ha visto di buon occhio le ultime scelte calate da Roma.
Un sondaggio, poi, che starebbe circolando da alcune ore tra Piazza Plebiscito e Centro Direzionale, starebbe complicando la partita per il buon Di Maio. Nello studio, di cui non si conosce ancora il mandante, non solo si parla, a sorpresa, di un centrodestra in leggero vantaggio sul centrosinistra, ma soprattutto di un M5s intorno al 16 per cento. Più indietro il binomio Renzi-Azione, dato intorno al sette per cento.
Il boom Mara Carfagna delle amministrative, questa volta candidata da Calenda, non dovrebbe ripetersi alle politiche. I voti della famiglia Cesaro, in un un primo momento dirottati verso il terzo polo, dovrebbero spostarsi verso Fratelli d’Italia. Il consigliere regionale Michele Schiano non intende lasciare nulla indietro, a partire da quell’elettorato ritenuto meno conservatore. In crescita anche il peso dei moderati Udc vicini a Ciro Falanga.

I mal di pancia per le recenti scelte effettuate dal neo-coordinatore di Fi Martusciello e le caselle sicure date ai vari Patriarca e Silvestri, che avrebbero generato qualche malcontento, non inciderebbero oltre il perimetro della coalizione conservatrice.
I berluscones uscirebbero leggermente indeboliti, ma non troppo, dalle faide interne tra i simpatizzanti di Arcore. Ttutto, comunque, non inciderebbe sulla corsa dell’ex zarina Rossi, che pur non essendo molto nota a queste latitudini, dovrebbe essere spinta dall’onda nazionale della Meloni. Giugliano o Afragola, non molto lontana da Pomigliano, ad esempio, potrebbero rappresentare un tesoretto per Fratelli d’Italia. L’unico partito del centrodestra a non decollare in Campania è la sola Lega, che a Napoli non riuscirebbe a superare la soglia del 5 per cento. A parte garantire i seggi dei vari Castiello e Cantalamessa, il commissariamento e le continue discussioni interne avrebbero demotivato gli storici militanti del capoluogo. Tra i verdi più di qualcuno sarebbe stato conquistato dalle sirene di Paragone o dei cosiddetti movimenti contro il sistema. Lo stesso Rizzo, ora alleato con Ingroia, può dire la sua in un collegio apertissimo e dove sembra esserci spazio per chiunque. Altro fenomeno, poi, da registrare il disimpegno del governatore Vincenzo De Luca, impegnato a riconfermare il figlio a Salerno e completamente fuori dai giochi napoletani.

Noti portatori di consenso, come il consigliere regionale Mario Casillo, starebbero facendo il minimo indispensabile. Ecco perché la strategia di Di Maio di farsi riportare in aula da Letta potrebbe rivelarsi un fallimento, considerando che l’alleato gli ha garantito lo spazio, ma non certamente i voti. Per spostare il consenso, in una realtà con tanti problemi e dove prevale il popolo degli scontenti, non basta certamente una conferenza stampa. La vera sfida per il titolare della Farnesina sarà recuperare coloro che al momento sono propensi a non votare. Gli arrabbiati però certamente non guardano di buon occhio una forza che ha come garante Tabacci e che non brilla nelle rilevazioni nazionali. Secondo YouTrend Impegno Civico avrebbe addirittura qualche difficoltà a superare la soglia dell’uno per cento. Ciò vuol dire che gli scontenti grillini da salvatori della patria si rivelano zavorra per Letta e soci. A partire dalla città della vita, portano poco o nulla, ma tolgono tanto, soprattutto tra chi guarda a sinistra.


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