Cronaca

ADDIO A ELSA PERETTI

di Redazione -


Icona assoluta di stile ed eleganza , dallo spirito ribelle e trasgressivo, Elsa Peretti, scomparsa ad ottanta anni lo scorso marzo nella sua casa in Catalogna, ha dominato il fashion system per oltre cinquant’anni. Pioniera del design, creativa di punta dagli anni Settanta per Tiffany &Co., ha rivoluzionato la gioielleria moderna con forme e materiali inediti, sdoganando ad esempio l’argento in un ‘epoca in cui si usava soltanto l’oro, per forgiare modelli inconsueti dall’allure sensuale e quasi organico, come il  celeberrimo bracciale-osso “Bone cuff” e la collana a borraccia. Il suo esclusivo minimalismo sfonda presto il mercato internazionale della gioielleria  e le sue creazioni essenziali ma chic e dal gusto raffinatissimo  diventano in breve il vero status symbol  esibito da  vip, attrici e cantanti. 

  Oggetti  quotidiani come un fagiolo, un osso, una mela erano la sua fonte di ispirazione  per creare bracciali, gemelli, accendini mentre  scorpioni, serpenti e stelle marine  prendevano la forma di collane ed anelli ancora oggi  tra i  pezzi più riconosciuti ed amati,  veri e propri classici senza tempo. Creatrice magistrale dotata di grande talento e fantasia, Elsa Peretti  è sempre stata  d’altronde donna visionaria  ed anticonformista fin da quando ventenne, nata in una delle famiglie più ricche d’Italia, anziché godere del lusso e degli agi garantiti, fugge prima in Svizzera, poi in Spagna  dove  inizia la sua carriera da modella posando per Salvator Dalì per volare poi dopo qualche anno, nel 1968,  a New York. 

   A New York la Peretti inizia una carriera di successo, alta, statuaria e sofisticata è ambitissima come modella, frequenta Andy Wharol, John Lennon e Helmut Newton del quale sarà amante e modella:  fu Newton a scattare nel 1975 l’immagine conturbante che ritrae la designer in costume da coniglietta di Playboy sullo sfondo dei tetti e dei  grattacieli di New York, una foto diventata  una delle immagine iconiche degli anni  Settanta. Protagonista di tutte le  folli notti della glam society,  per Elsa sono anni di eccessi, di abuso di alcool e droghe, all’insegna di una trasgressione continua, quasi uno stile di vita. Il primo approccio alla gioielleria è del 1969 quando rivela all’amico Giorgio di Sant’Angelo di voler disegnare e creare gioielli, ottenendo subito grande visibilità   fin dalla prima esposizione pubblica, in una vetrina di  Bloomingdale’s. Nel 1971 prende a creare gioielli per lo stilista Fred Halston, utilizzando per la prima volta l’argento, un materiale considerato fino ad allora “vile” per l’alta gioielleria. Sarà proprio Halston a presentarla  pochi anni dopo ai papaveri di Tyffany&Co. che subito l’assunsero come designer ; “quando Elsa è entrata a lavorare da Tiffany noi siamo entrati in una nuova era della nostra storia  di innovazione nel design” ha dichiarato recentemente il Presidente del brand. In effetti  già nel 1977 una cover di Newsweek  incoronava  la Peretti  come l’iniziatrice della più grande rivoluzione  nella gioielleria  dai tempi del Rinascimento. Da allora, ha creato oltre trenta bijoux nelle sue collezioni per Tiffany, monili iconici, raffinati  e privi di eccessi , adatti ad essere indossati tutti i giorni, all’insegna della semplicità come sinonimo di eleganza. Successivamente, ormai stanca di vivere a New York che avvertiva non più aderente al suo sentire,  Elsa ripara in Spagna dove compra in Catalogna un vecchio maniero che inizia a ristrutturare, per poi acquisire  e riattare negli anni l’intero villaggio di Sant Martì Vell. Sarà questa la sua residenza preferita negli ultimi anni, quando all’attività di designer associa quella di filantropa e mecenate, assecondando una profonda vocazione umanitaria e civile. Splendida incarnazione degli anni Settanta, trendsetter ante litteram, fino alla fine Elsa Peretti ha vissuto come uno spirito libero e ribelle: “ chiunque sia stato ribelle una volta nella vita non potrà mai tornare ad essere convenzionale” era solita dire. 

Maria Giulia Gemelli

 


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