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Addio a Monica Vitti, il cinema italiano in lacrime

di Giovanni Vasso -


Monica Vitti è scomparsa. L’annuncio l’ha dato, su Twitter, l’ex sindaco di Roma e grande amico dell’indimenticabile attrice, Walter Veltroni. Il cinema italiano perde uno dei suoi interpreti più iconici e amati, capace di far capire tanto all’Italia quanto al mondo che una donna, per di più bellissima come lo era lei, poteva far ridere. E di gusto.
Monica Vitti ha travolto i cliché del cinema italiano ed è stato uno dei volti simbolo del filone della commedia all’italiana, un genere che ha caratterizzato una stagione irripetibile per il cinema italiano. Il debutto sul grande schermo nel ’55 con un piccolo ruolo nell’Adriana Lecouvreur di Guido Salvini a fianco di mostri sacri come Valentina Cortese, Gabriele Ferzetti e Memo Benassi, ma dopo un lustro diventa la musa del grande regista Michelangelo Antonioni che la sceglie per il primo dei quattro film che vanno sotto il segno dell’incomunicabilità: L’avventura. Nei successivi quattro anni diventerà una diva internazionale grazie a titoli indimenticabili come La notte, L’eclisse, Deserto rosso.
Negli stessi anni ’60 si è cimentata con la televisione ed ha avuto un riconoscimento speciale con la partecipazione alla tormentata giuria del festival di Cannes del 1968 quando si dimette dal suo ruolo in solidarieta’ ai contestatori della Nouvelle Vague.
E’ in questo momento che decide di dare un taglio alla sua immagine piu’ consolidata e abbraccia l’idea della commedia grazie a Mario Monicelli che la vuole protagonista de La ragazza con la pistola. In pieno ’68, l’emancipazione della timida siciliana Assunta Patané che insegue fino in Inghilterra l’uomo che l’ha disonorata (Carlo Giuffre’ ) per poi capire che si puo’ essere libere e onorate anche senza passare per il delitto d’onore, fa rumore e il regista estrae dalla Vitti un talento luminoso e inatteso che presto le permettera’ di battersi da pari a pari con i colonnelli della commedia all’italiana. Unica donna vincente con le loro stesse armi e inalterata femminilita’ in un mondo di maschi piu’ o meno misogini, Monica Vitti domina nel cinema italiano degli anni ’70. Si permette stravaganze di qualita’ (come nei ruoli cuciti sul suo fascino da Miklos Jacso’, Luis Bunuel, Andre’ Cayatte), lavora coi grandi italiani (da Dino Risi a Ettore Scola, da Monicelli al Luigi Magni de La Tosca), affianca Antonioni nella sperimentazione elettronica de Il mistero di Oberwald), trionfa in coppia con Alberto Sordi (specie grazie a Polvere di stelle diretto da Albertone), spinge al debutto dietro la macchina da presa prima Carlo Di Palma (il grande direttore della fotografia che e’ diventato il suo compagno) e poi il fotografo Roberto Russo che con lei debutta da regista con Flirt che le fa vincere il premio come migliore attrice a Berlino nel 1983.


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