Addio Rdc, il decreto lavoro è legge: tutte le novità
Il decreto lavoro è legge. Il reddito di cittadinanza non esiste più. Al suo posto, l’assegno unico di inclusione. Erogabile per non più di un anno e mezzo (18 mesi) ma rinnovabile, con un mese di sospensione. Confermata la decadenza per gli occupabili, tra i 18 e i 59 anni, che dovessero rifiutare un’offerta di lavoro, sia essa a tempo pieno o parziale, a patto che questa sia non inferiore al 60% del full time e con retribuzione salariale non inferiore ai minimi imposti dai contratti collettivi. Il rifiuto di un contratto a tempo indeterminato, su tutto il territorio nazionale, oppure una proposta a tempo determinato distante fino a 80 km dalla residenza farà perdere il beneficio. Che, al massimo, potrà valere 7.650 euro all’anno.
Tra gli altri provvedimenti ci sono quelli sul cuneo fiscale. Dal primo luglio al 31 dicembre 2023 il taglio è pari al 4% e si estende al 6 per cento per i redditi fino a 35mila euro, al 7 per quelli che arrivano a 25mila annui. Innalzata la soglia dei fringe benefit a 3mila euro, a supporto della formazione ci sarà un fondo attivabile a favore degli occupabili con un reddito familiare non superiore a 6mila euro all’anno. Infine per l’occupazione giovanile sono previsti incentivi, per i datori di lavoro, nella misura del 60% della retribuzione per i neet under 30 registrati al programma di iniziativa nazionale di occupazione per i giovani.
Giorgia Meloni, al Festival dei consulenti del Lavoro, si dichiara più che soddisfatta: “Dare valore al lavoro è la sfida di questa fase storica. Siamo solo all’inizio, abbiamo soltanto avviato un percorso che intendiamo portare a termine nell’arco della legislatura”. La premier spiega: “Tanti i provvedimenti che abbiamo approvato, a partire dal Decreto Lavoro, e le scelte coraggiose che abbiamo assunto per tagliare il cuneo fiscale e riformare un sistema fallimentare – quello incentrato sul reddito di cittadinanza – che non ha garantito alle persone né la possibilità di uscire dalla loro condizione di povertà né di essere sostenute verso percorsi di formazione e reinserimento lavorativo Una delle principali sfide che abbiamo davanti è riformare le politiche attive. L’elevato livello di skill mismatch e educational mismatch che contraddistingue il mercato del lavoro italiano, oltre ad evidenziare come molti lavori tradizionali siano ormai obsoleti costituisce un freno all’occupazione e alle legittime aspettative dei giovani”.
Tutto ciò non soddisfa l’opposizione. Elly Schlein, che ha partecipato a Bruxelles, al summit del Partito socialista europeo, rilancia sui temi sociali e chiede il salario minimo. Se l’Europa vuol davvero fare la transizione verde dovrà, per forza, impegnarsi anche in un Social Deal: “Il Green Deal deve avere un cuore sociale, un Social deal: come accompagniamo le fasce più fragili attraverso questa conversione che comunque è necessaria, ma non deve lasciare indietro nessuno?”. La ricetta della segretaria Pd: “Servono strumenti di compensazione, investimenti nelle competenze per riprofessionalizzare lavoratrici e lavoratori, investimenti che possano accompagnare le imprese, specialmente le Pmi che da sole fanno più fatica a stare dentro le transizioni per riuscire a rinnovare i proprio processi e a ridurre il proprio impatto negativo sul clima”. Schlein ha spiegato di essersi confrontata su questi temi coi leader socialisti europei: “Come tenere insieme la grande questione della conversione ecologica con la giustizia sociale e le politiche di redistribuzione, e parlavamo anche del salario minimo, di come questo sia fondamentale in un Paese come l’Italia dove abbiamo sacche di lavoro povero incredibili che il governo di Giorgia Meloni non vede”. L’attacco a Palazzo Chigi: “Perché nel momento in cui togli l’unico strumento per quanto migliorabile di sostegno universale contro la povertà stai dicendo che non vedi che quello strumento per il 20% lo prendevano persone che sono povere in Italia anche se lavorano. Come si fa a non vedere che accanto al rafforzamento della contrattazione collettiva serve una soglia sotto la quale non si possa parlare di lavoro perché è sfruttamento? Sono fiduciosa – ha concluso la segretaria del Pd – stiamo lavorando con le altre opposizioni per raggiungere su questo una posizione condivisa”.
Di opposto avviso, invece, il ministro del Lavoro Marina Calderone che, in collegamento video al Festival del Lavoro di Bologna, ha spiegato: “Ciò che abbiamo presentato il 1 maggio diventerà legge – ha affermato nel primo pomeriggio prima che la Camera si riunisse per la discussione e la votazione del dl -, dare valore al lavoro e soprattutto di non dimenticarsi di sostenere chi è in condizioni di difficoltà, ma puntare anche all’elevazione culturale ed economica del paese attraverso l’elemento cardine su cui dobbiamo tutti impegnarci, cioè promuovere il lavoro etico, dignitoso, quello che fa crescere il territorio”.
Intanto arrivano novità anche dalla Commissione Finanza. Sulla delega fiscale, confermate quasi tutte le indiscrezioni della vigilia. Via, libera all’aliquota agevolata sulle tredicesime al posto della flat tax per i dipendenti, sugli straordinari sopra soglia certa e sui premi di produttività. Ok alla rateizzazione per gli acconti e saldi Irpef, autonomi e imprenditori. Ma è bloccato lo stop al superbollo auto, discussione che è stata rinviata a quando si parlerà del riordino della fiscalità sui veicoli. Dal governo, inoltre, è arrivato anche l’ok all’istituzione di una minimum tax globale, sulla scorta delle proposte Ue e Ocse.
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