Politica

PRIMA PAGINA- Al fianco delle donne. Intervista a Martina Semenzato

di Giuseppe Ariola -


La violenza sulle donne è diventato un vero e proprio dramma sociale che assume risvolti sempre peggiori e preoccupanti, oltretutto non solo per quanto riguarda le sue forme più odiose e drammatiche, come nel caso degli abusi fisici. Declinare tutte le modalità nelle quali si manifesta la violenza di genere è, infatti, un compito davvero arduo, tanto sarebbe lunga la lista. Addirittura, questi abusi hanno un impatto rilevante anche sotto il profilo economico. Tema che recentemente ha assunto sempre maggiore centralità, tanto da essere sviluppato nelle sue tante sfaccettature e conseguenze, oltre che da diverse associazioni che si occupano a vario titolo della ‘questione femminile’, anche da uno studio legale prestigioso come Gianni & Origoni che ha avviato un apposito programma per offrire formazione, informazione e supporto. Proprio oggi gli uffici romani di Gop ospiteranno il convegno ‘Uguale per tutte-Il contrasto alla violenza di genere tra interventi normativi e cambiamenti culturali’, con cui si intende lanciare un progetto di lungo periodo per contrastare questo triste fenomeno. Alla tavola rotonda, introdotta dal managing partner dello studio Antonio Auricchio e dalla partner Gabriella Covino (promotrice dell’iniziativa), prenderanno parte figure attive nella lotta contro la violenza di genere, come la professoressa dell’Università Bicocca di Milano Elisabetta Camussi, il Prefetto Vittorio Rizzi, la dirigente dell’Istat Linda Laura Sabbadini, la deputata Mara Carfagna – da sempre impegnata su questa tematica -, e la presidente della commissione parlamentare d’inchiesta sul femminicidio e su ogni forma di violenza di genere, Martina Semenzato. Proprio la presidente della bicamerale, conversando con L’identità, ricorda come “le radici della violenza affondano in stereotipi culturali che fissano schemi comportamentali e convinzioni profonde, effetto di un radicato retaggio storico e di un’organizzazione discriminatoria che stabilisce l’identità sociale di un uomo e di una donna, legittimando le disuguaglianze che ne costituiscono il substrato”. Ma in che modo è possibile incidere su una concezione così retrograda che pure continua a determinare effetti assolutamente distorti? “La violenza di genere – ci dice ancora Martina Semenzato – è diventato un fenomeno strutturale talmente radicato che ormai assume i contorni della normalità. Per arginarlo abbiamo bisogno di un nuovo patto di corresponsabilità: famiglia, scuola, politica e società civile. Abbiamo un’unica grande arma che è quella della prevenzione: dalla cultura all’educazione, dalla formazione alla specializzazione e alla tempestività. Serve una nuova narrazione che riparta dal ruolo centrale della donna in questa società”. A proposito della prevenzione e in relazione al grande numero di norme già esistenti per contrastare la violenza ma anche la disparità di genere, la presidente della commissione bicamerale non fa poi mistero della necessità “di dar vita ad un Testo Unico contro la violenza di genere, una raccolta organica e sistematica dei vari interventi legislativi che si sono susseguiti nel corso del tempo nell’ottica di una loro migliore intelligibilità. Si tratta di un obiettivo ambizioso ma indispensabile, non più rinviabile e possiamo essere un esempio virtuoso anche per gli altri paesi”. Basti pensare che lo stesso gender pay gap è una forma di discriminazione e, quindi, di violenza ai danni delle tante lavoratrici che si fanno in quattro per conciliare attività professionale e cura dei figli. Eppure, nel confronto con i colleghi dell’altro sesso, la loro retribuzione è nettamente inferiore (-10,7%, con un trend in aumento rispetto agli ultimi anni). E questo nel migliore dei casi, perché c’è di ben peggio. La violenza economica nella sua forma più subdola e meschina si manifesta in particolare dentro le mura domestiche come strumento di controllo dell’uomo sulla donna. Come tiene infatti a evidenziare la presidente Semenzato, “la violenza è anche economica: è il tema focale della mia commissione. Senza reddito non puoi fuggire. Gli uomini esercitano il loro potere anche così: negando la possibilità alle donne di scegliere e di essere libere. Dobbiamo sostenere programmi che promuovono l’empowerment delle donne, inclusi quelli che offrono opportunità economiche, formazione e supporto psicologico. Educazione economica finanziaria nelle scuole a partire da quelle primarie. Bisogna lavorare su incentivi fiscali alle imprese che assumono donne vittime di violenza e programmi di reinserimento sociale e formazione professionale”.


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