Salute

“Al rischio nuove varianti si risponde con i vaccini ma l’Europa deve agire”

di Eleonora Ciaffoloni -

MATTEO BASSETTI MEDICO DIRETTORE CLINICA MALATTIE INFETTIVE OSPEDALE POLICLINICO SAN MARTINO


 

Tra chi si dice preoccupato per la situazione cinese, ma che plaude al sistema italiano e ai nostri strumenti di difesa dal virus c’è Matteo Bassetti, primario di Infettivologia al San Martino di Genova. Oggi il professore si allinea alle misure prese dal ministro Schillaci ma si appella all’Europa: “Cosa aspettiamo ad agire uniti?”.
I tamponi negli aeroporti ci dicono che un cinese su due in arrivo in Italia è positivo al Covid, un fattore di preoccupazione per l’Italia?
L’arrivo dei positivi non è evidentemente un problema, il problema è un virus che corre incontrollato in un Paese in cui si registrano milioni di casi tutti i giorni e migliaia di morti. Un Paese, la Cina, poco vaccinato e con vaccini che funzionano poco. Quindi c’è da capire quante capriole il virus farà, quante mutazioni avrà e quindi il rischio è quello di importare dalla Cina una nuova variante che contagiando così tante persone potrebbe saltare fuori. Una sotto variante di Omicron o una nuova potenzialmente completamente resistente alle vaccinazioni. È questo quello che fa paura, non che arrivi il positivo. È chiaro che sarebbe meglio che i positivi non arrivassero, ma fa più paura quello che sta succedendo là, in prospettiva futura”.
Cosa intende?
“Più il virus circola, soprattutto in una popolazione non vaccinata, più le varianti si sviluppano più facilmente e la malattia arriva ad avere elevate cariche virali. Più è alto il virus nell’organismo e più viaggia a una velocità tale che permette le mutazioni. Loro hanno in questo momento la palestra perfetta per delle mutazioni di un virus. Tante persone che vicono una vicina all’altra, alcune città hanno 30-35 milioni di abitanti, poco vaccinati, soprattutto nella popolazione fragile. In Cina gli anziani sono pochi e quei pochi hanno un vaccino che non funziona e che non è stato aggiornato per le varianti. Lì il virus incontra il suo massimo e corre indisturbato. Il rischio deriva dal fatto che siamo solo all’inizio. Arriveremo ad avere in Cina, nel prossimo mese, altri 450-500 milioni di contagiati, che significa avere al momento del Capodanno cinese un numero di casi uguale al totale di casi registrati negli ultimi tre anni in tutto il resto del mondo. Quello che avvenuto in tre anni rischia di avvenire in 20 giorni. Poi, con la ripresa dei viaggi in entrata e uscita dal Paese, un problema confinato in Cina viene sparpagliato in tutto il mondo, come è successo nel 2020.
In Italia la situazione è diversa. Ma potrebbe cambiare?
“Noi abbiamo un vantaggio straordinario, accumulato nel 2021, e dobbiamo ringraziare la campagna vaccinale straordinaria fatta da Figliuolo. Dobbiamo ringraziare il 2021 perché nel 2022 non ci siamo comportati bene con la quarta dose, che è stata fatta da meno del 40% degli over 60 e quindi dei fragili. Sicuramente siamo in vantaggio. Ma quello che sta succedendo in Cina ci mostra che non possiamo dormire sugli allori: quindi dico agli over 60 di vaccinarsi con la quarta dose, perché nel caso dovesse arrivare una variante che resiste ai vaccini, con la dose dei nuovi anticorpi ci si difende meglio. Più che terrorizzare, il messaggio è: abbiamo gli strumenti, usiamoli”.
Domani l’unità di crisi del ministro Schillaci, altre misure potrebbero servire alla limitazione del virus?
“Non credo che servano misure coercitive, non si può affrontare così una variante così contagiosa. Le uniche misure coercitive da mettere in prativa sono nei confronti di chi viaggia dalla Cine, come hanno fatto gli Stati Uniti: con il tampone positivo c’è la quarantena e l’Europa dovrebbe fare la stessa cosa. Noi come Italia abbiamo fatto molto bene, ma siamo soli. Il ministro Schillaci è stato bravo, è stato il primo in Europa. Adesso gli altri dovrebbero venirci dietro. Lo hanno fatto Giappone, Corea, India, noi come Europa cosa aspettiamo? Che senso ha un’Europa che non è in grado di intervenire su un problema sanitario? Già lo abbiamo vissuto nel 2020 e non deve ripetersi”.

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