Attualità

Alex Marangon pestato prima del volo fatale nel Piave: resta l’enigma

di Ivano Tolettini -


Un pestaggio prima che il 25enne barman veneziano Alex Marangon morisse precipitando nel greto del Piave nella notte tra il 2 e 3 luglio scorsi nel Trevigiano, a Santa Bona di Vidor, a due passi dall’Abbazia. Lo scrive il medico legale, incaricato dalla Procura, nella relazione autoptica. Non è “possibile escludere – afferma – che le lesioni riscontrate sul corpo del ragazzo abbiano avuto una diversa natura”. Come “ad esempio un calcio ricevuto durante una colluttazione”. Tuttavia, per lo stesso consulente “la dinamica del suicidio per precipitazione appare maggiormente compatibile con le lesioni riscontrate sul corpo”. Insomma, il decesso del giovane potrebbe rimanere un enigma alla luce delle conclusioni autoptiche. La Procura ha aperto un fascicolo per omicidio volontario contro ignoti o morte come conseguenza di un altro reato. Alex aveva partecipato al rito sciamanico “medicina & musica”, organizzato da Andrea “Zu” Zuin e la compagna Tatiana “Tai” Marchetto, assieme a un’altra ventina di persone. Catalizzatore dell’evento era stato il “curandero” sudamericano Jhonny Benavides, che con un connazionale aveva tentato di raggiungere Alex dopo che questi si era allontanato agitato nel mezzo del rito a base di decotti. I due colombiani hanno sostenuto di non avere raggiunto il ragazzo che si era allontanato di corsa nell’oscurità. L’esito dell’autopsia da un lato contraddirebbe la loro ricostruzione, alla luce delle ipotetiche lesioni, mentre dall’altro avvalorerebbe l’ipotesi del suicidio. I genitori della vittima non credono a questa ricostruzione e daranno battaglia con i propri consulenti “per stabilire la verità”.


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