Alfabeto al femminile: quando il teatro diventa memoria e rinascita
Domenica 26 ottobre 2025, alle ore 17, il Teatro del Borgo (via San Bartolo a Cintoia 97, Firenze) accoglierà una serata che è molto più di uno spettacolo. “Alfabeto al femminile – storie vere, storie di donne” è un viaggio di voce tra teatro e memoria dedicato anche a Michela Noli, nel giorno in cui avrebbe compiuto quarant’anni, e a tutte le donne uccise dalla violenza maschile. Sotto la regia di Valentina Cappelletti, il palcoscenico diventerà spazio d’incontro tra testimonianze e parole che si fanno memoria e divengono condivisione e racconto collettivo.
Le storie della serata e gli appuntamenti
Storie vere, intrecciate come fili di un tessuto che restituisce forma ai ricordi, dignità e profondità al dolore, ma anche alla speranza: la paura che diviene rinascita, la solidarietà e la forza silenziosa che si tramuta in grido di speranza di chi resiste. Ogni voce diviene un tassello di un nuovo alfabeto, scritto nelle storie della serata a confronto con storie reali. L’appuntamento inaugura la rassegna “Filo Rosso”, promossa dal Quartiere 4: un percorso di iniziative, incontri e spettacoli che animeranno il mese di novembre per tenere viva l’attenzione sul tema della violenza di genere e costruire una cultura del rispetto, della parità e della prevenzione. Tra le lettere di questo alfabeto non ci sono solo nomi, ma ci sono gesti concreti, sogni e frammenti di quotidianità e passato. A come Amore, quello che non ferisce; B come Bisogno di essere ascoltate; C come Coraggio silenzioso, ma che cambia il mondo. E poi D come Dignità, E come Emozione, F come Forza, quella di chi rimane e si rialza – anche quando tutto sembra finito -. È un alfabeto che non si impara a memoria, ma con la memoria costruisce e tramanda. Una memori che salva, che restituisce senso alle vite interrotte e alle parole non dette e ai cuori spezzati. Sul palco, le voci si intrecciano come corde tese all’unisono, tra passato e presente. Ogni storia diventa un piccolo atto di teatro civile, un grido e un abbraccio stretto che unisce. Il pubblico ascolta, si riconosce, trattiene il fiato e dopo l’apnea torna a sperare. Poi, a sipario chiuso, resta il silenzio costruttivo, la riflessione e la condivisione: ingredienti che portano al cambiamento.
Michela continua a vivere anche nei quadri di mamma Paola
Un filo che unisce storie diverse, ma che accomunano persone e luoghi, trasformando la memoria in responsabilità collettiva. E in questo filo c’è anche Paola, la mamma di Michela. Da anni, Paola entra nelle scuole per parlare ai ragazzi di rispetto e libertà, per spiegare che la violenza non è mai amore, e che il silenzio non protegge, ma distrugge. Con la voce ferma e gli occhi pieni di vita, racconta la storia di sua figlia perché nessun’altra donna debba conoscerne la fine. La sua presenza è diventata un punto di riferimento per molti insegnanti e studenti: una testimonianza che tocca il cuore e lascia il segno. Paola dipinge anche quadri, grandi tele colorate e dolorose, che porta in mostra in tutta la Toscana. Le sue opere raccontano storie vere, trasformano la sofferenza in immagine, il ricordo in luce. Nei colori, nei volti, nei gesti dipinti c’è Michela, ma ci sono anche tutte le donne che non hanno più voce. È il suo modo di continuare a parlare di lei, di tenerla vicina, e di restituire al dolore un senso che guarda avanti. Al tempo stesso ha presentato una petizione al Governo, perché chiunque sia a conoscenza di vittime di violenza senza intervenire, sia punito con “l’omissione di soccorso”. Ad oggi aspetta ancora risposta.
L’organizzazione
L’evento è organizzato in collaborazione con Artemisia Centro Antiviolenza, il Teatro del Borgo e con il contributo di Toscana Aeroporti. L’ingresso è gratuito, con offerta libera: l’intero ricavato sarà devoluto ad Artemisia, punto di riferimento sul territorio per il sostegno e la tutela delle donne vittime di violenza. Un gesto che trasforma l’arte in impegno, e la partecipazione in atto concreto di solidarietà. Per informazioni e prenotazioni è possibile scrivere via WhatsApp al numero 333 2754634. In un tempo che dimentica troppo in fretta, “Alfabeto al femminile” sceglie di ricordare attraverso la forza del teatro e della comunità. Perché la memoria non è un esercizio di nostalgia: è una forma di resistenza civile. E perché, grazie a donne come Paola, il dolore può ancora farsi voce, colore e speranza.
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