Alla Camera seduta straordinaria sulla situazione delle carceri
La situazione delle carceri irrompe nuovamente nel dibattito politico e mercoledì della prossima settimana sbarcherà per l’ennesima volta nell’emiciclo della Camera. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha infatti calendarizzato una seduta straordinaria sul sovraffollamento carcerario che vedrà all’esame dell’Aula diverse mozioni tese ad affrontare la drammatica situazione in cui versano la maggior parte dei penitenziari. La seduta è stata fissata d’urgenza a seguito della richiesta di un terzo dei deputati, come previsto dall’articolo 62 della Costituzione. L’impulso è partito dalle forze di opposizione che chiedono al governo di agire con misure urgenti per affrontare quella che resta una vera e propria emergenza. Allo stato, nonostante il recente decreto del ministro Nordio approvato la scorsa estate, il problema del sovraffollamento carcerario è tutt’altro che risolto, così come quello dei suicidi nei penitenziari, già 15 dall’inizio dell’anno. La questione in realtà è sotto la lente di ingrandimento di tutti i partiti che però hanno un approccio estremamente differente al problema. Le varie ipotesi in campo sono decisamente differenti anche all’interno degli stessi schieramenti, divisi tra chi propone di intervenire riducendo la popolazione carceraria, attraverso pene alternative e rivedendo istituti come la carcerazione preventiva, e chi invece insiste sulla necessità di intervenire attraverso l’edilizia penitenziaria così da creare nuove strutture di detenzione. Una misura che nel centrodestra vede lo scetticismo di Forza Italia condiviso dall’altra parte del campo anche dal Pd per il quale “serve un netto cambiamento culturale e politico. Non bastano nuove norme che autorizzano la realizzazione di ulteriori spazi di detenzione o nuove pene. Occorre rimettere al centro della politica il tema della rieducazione civica nei nostri penitenziari”, sostiene Debora Serracchiani. Lo stesso presidente della Camera, Lorenzo Fontana, intervenendo a un convegno sui carceri minorili, ha posto l’accento sulla circostanza per la quale “chi esce dagli istituti penitenziari è destinato all’emarginazione e all’isolamento da parte della società” e sulla conseguente necessità “di favorire il reinserimento sociale per non lasciare nessuno indietro”. Un principio sacrosanto che passa necessariamente dal ruolo che gli stessi penitenziari sono chiamati a svolgere ma che non può certamente trovare riscontro in strutture in cui le condizioni di vita sono tali da privare i detenuti oltre che della libertà anche della dignità.
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